Petrolio, interrogazione Romaniello su impatto occupazionale

Il consigliere di Sel chiede, tra l’altro, di sapere “quali siano le azioni che il Governo regionale intende porre in essere per garantire la massima occupazione possibile per i lavoratori lucani nell’ambito delle attività estrattive”

Con un’ interrogazione al Presidente della Giunta e all’Assessore alle Attività Produttive (con risposta in IV Commissione consiliare) il capogruppo Sel, in Consiglio regionale, Giannino Romaniello ha chiesto una serie di notizie sull’impatto occupazionale delle estrazioni petrolifere in Basilicata.

In dettaglio, Romaniello ha chiesto di sapere: “quali siano i dati occupazionali relativi ai lavoratori lucani impiegati nella società Eni o in società del gruppo e nelle altre multinazionali operanti in Basilicata nell’ambito di attività estrattive; quali siano le azioni che il Governo regionale intende porre in essere per garantire la massima occupazione possibile per i lavoratori lucani nell’ambito delle attività estrattive, a fronte del grave danno ambientale determinato da tale attività; quali azioni, anche di diretta interlocuzione con l’Eni Spa, il Governo regionale intenda porre in essere per garantire il reintegro di quelle risorse umane lucane, per giunta di alta professionalità, che sono state escluse dal processo lavorativo, pur presidiando un’area di particolare funzionalità, quale quella della sicurezza dei lavoratori”.

Nell’interrogazione si evidenzia che “la Saipem Energy Services Spa, società di proprietà della Saipem Spa (gruppo Eni), si è occupata fino al 1 ottobre 2010, tramite un suo ramo di azienda (Attività operative Upstream Italia Unità Opmi), della manutenzione delle centrali e pozzi Eni in Italia, tra cui quelli della Val d’Agri (nel suddetto ramo d’azienda, nell’ambito delle attività di manutenzione relative all’estrazione petrolifera nella nostra regione, i lavoratori lucani impegnati non erano che poche unità); dal primo ottobre 2010 il suddetto ramo d’azienda (con il complesso dei beni, delle attività, del know – how e delle risorse umane ad esso afferenti) è stato incorporato dall’Eni Spa”.

“Tale processo di incorporazione non solo non ha comportano un ampliamento del già esiguo numero di addetti lucani, ma addirittura – afferma Romaniello – ha determinato la mancata conferma di una delle poche risorse lucane, tra l’altro di alto profilo professionale, già impegnate nel processo produttivo, in particolare nella fase di verifica delle condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori.
Nel mese in corso, in occasione della procedura di ‘fermata’/manutenzione straordinaria del Centro Olii Val D'Agri, che prevede il ‘blocco’ di tutte e quattro le linee di trattamento del greggio, è previsto l’impiego straordinario di circa 1.000 unità di manodopera. In tale circostanza di ‘picco’ lavorativo eccezionale, fondamentale importanza – aggiunge l’esponente Sel – è rivestita dai tecnici deputati al controllo della sicurezza dei lavoratori, non solo in considerazione degli obblighi normativi, ma anche alla luce degli incidenti mortali che recentemente hanno interessato gli impianti petrolchimici nazionali”.

“Purtroppo – continua Romaniello – neanche in occasione di un evento così rilevante si sta verificando alcun impatto significativo in relazione all’occupazione di manodopera lucana nei processi lavorativi, anzi, al contrario, una delle poche unità, che si occupava da quasi due anni proprio di funzioni delicate come quelle relative alla sicurezza dei lavoratori, non è stata confermata nei suoi incarichi. Tutto ciò accade, nonostante, le dichiarazioni manifestate in molteplici occasioni, tra cui la conferenza Copam 2011 tenuta dal 3 al 5 marzo a Matera e Viggiano, dai dirigenti dell’Eni che sottolineavano l’impegno della multinazionale per la valorizzazione di risorse lucane, con particolare attenzione ai giovani talenti ed alle risorse di alto profilo professionale, non hanno fino ad oggi trovato sostanziale riscontro nella realtà e nonostante i proclami e le manifestazioni di intenti. L’impatto occupazionale dell’attività estrattiva – conclude Romaniello – è, ad oggi, insignificante per la Basilicata, a fronte di un potenziale danno ambientale che rischia di compromettere risorse endogene del nostro territorio potenziali fattori di sviluppo quali l’acqua, il turismo, l’agro- alimentare”.

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