Pepe (Cgil): torni la politica dell'impegno per il cambiamento

"È un Governo sempre più confuso e destabilizzante quello che in questi giorni si propone di portare i conti pubblici e i parametri di crescita del Paese a livello Europeo. Uno scenario desolante a livello politico, dove il Parlamento, ormai, è ostaggio di persone che tendono ad attivare continuamente meccanismi di difesa di quei privilegi non compatibili con la grave situazione del Paese. Una questione politica, quindi, condita da una palese incapacità di valutare quelle che potrebbero essere le ricette migliori per far fronte alla crisi, per risanare i conti pubblici, per sostenere la crescita. Una situazione in cui il Governo ha perso ogni credibilità sul piano internazionale e ancor più su quello interno e sembra avere un solo obiettivo: rimanere a galla e tentare una manovra economica scontata e deleteria che scarica il suo insopportabile peso su lavoratori dipendenti, pensionati, giovani, disoccupati,immigrati e sul sistema dei servizi pubblici, dalla sanità alla scuola. Gli Enti Locali e le Regioni sono messe con le spalle al muro e hanno come unica alternativa l'aumento della tassazione Irpef e del coston dei servizi a domanda". E' quanto afferma in un comunicato il segretario regionale della Cgil Antonio Pepe.

"La CGIL, nella sua piattaforma, presentata in occasione dello sciopero generale, – prosegue –  ha indicato alcune proposte importanti che danno un segno di equità, in modo da avviare un vero processo di cambiamento per riscrivere un nuovo patto sociale fra Stato e cittadini. In primo luogo la lotta all'evasione fiscale ed al sommerso,contabilizzando preventivamente in Bilancio le quote di entrate da recuperare,coinvolgendo le istituzioni locali, anche con speciali poteri di accertamento, poi l'introduzione di un contributo di solidarietà su tutti i redditi, in ragione della “capacità contributiva” avente carattere di “straordinarietà” (un solo anno) e finalizzando agli investimenti e all'occupazione giovanile, e ancora una sovrattassa straordinaria sui capitali già sanati con lo scudo fiscale, ma non rientrati dall’estero, con un'imposizione aggiuntiva del 15% (oltre il 5% che già era stato previsto) in aggiunta alla tassazione sui grandi patrimoni.
Inoltre tutta una serie di misure volte a rilanciare gli investimenti, soprattutto nel Mezzogiorno, in ricerca, sviluppo e innovazione, e a ridurre strutturalmente il prelievo fiscale sul reddito di lavoratori dipendenti e pensionati. Il tutto dovrebbe essere affiancato da un piano per l'occupazione basato su un incentivo diretto di natura straordinaria per l'inserimento dei giovani nel mercato del lavoro. Inoltre, al fine di garantire un abbassamento dei costi della politica, a tutti i livelli, la nostra proposta di manovra prevede una semplificazione della Governance centrale e territoriale.
Alle misure presentate nella nostra contro manovra fanno eco le parole del presidente Obama, che nei giorni scorsi ha presentato una manovra da 450 miliardi di dollari basata su un massiccio piano per il lavoro e la revisione di un sistema fiscale che troppo poco chiede ai grandi patrimoni.
È vero che ogni Paese ha le sue peculiarità, ma è anche vero che per guardare al futuro con realismo bisogna puntare in alto, attraverso una politica che sappia creare le condizioni giuste per rendere più equo e giusto il sistema economico e sociale. La riuscita dello sciopero generale del 6 settembre, considerati i tempi strettissimi e l'ulteriore sacrificio chiesto ai lavoratori, è un segnale chiaro: la gente è esausta di questo Governo. La nostra battaglia di giustizia e equità ha ottenuto un primo risultato salvando la tredicesima mensilità per i lavoratori pubblici e le festività civili, anche senla manovra, nel suo complesso resta assai negativa.
Un'ultima riflessione sull'articolo 8 della manovra, che ha un valore pericolosamente ritorsivo nei confronti dei lavoratori, del sindacato e della CGIL. Il provvedimento è anticostituzionale, anche perchè incide sulle libertà del lavoratore e mette a soqquadro le fonti del diritto, cancellando il Contratto Nazionale di Lavoro e la sua validità in favore di contratti di prossimità, addirittura erga omnes, certificando la pratica degli accordi separati: come FIATinsegna.
L'accordo del 28 Giugno, dovrebbe essere chiari a tutti, ha contenuti alternativi e pone regole più chiare mettendo un argine alla deriva degli accordi separati.
Noi con lo sciopero generale abbiamo chiesto lo stralcio dell'art.8, per questioni di merito. Ora è il momento di Confindustria, Cisl e Uil che dovrebbero intervenire nel dibattito in corso per chiedere lo stesso intervento, se vogliono mantenere una configurazione autonoma delle relazioni industriali.
Questo Governo – conclude Pepe –  deve responsabilmente chiudere il suo mandato, in modo da evitare ulteriori danni al Paese. Solo in questo modo si darà una speranza all'Italia ed ai giovani".

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