Lo stato di inquinamento delle acque lucane sarebbe collegato alla cattiva gestione dei depuratori delle acque reflue. E' quanto afferma la Ola, Organizzazione lucana ambientalista, in un comunicato stampa.
“Il grave stato di inquinamento dei fiumi lucani deriva in primo luogo da attività antropiche e da quelle industriali ma dipende soprattutto dal non funzionamento dei depuratori delle acque reflue – si legge ancora nel comunicato – sul quale oggi si concentra l'attività di vigilanza del Noe dei Carabinieri e del Corpo Forestale dello Stato con sequestri e denunce di tecnici incaricati alla loro gestione all'autorità giudiziaria. I recenti casi di inquinamento lungo il fiume Agri, sulla diga di Senise ed a Ferrandina, in Val Basento, a Matera, segnalano una situazione ormai divenuta allarmante”.
“Apprendiamo proprio dal sito web di Acquedotto lucano – sostiene ancora la Ola – come lo stato di conservazione e di gestione dei depuratori rappresenti la maggiore criticità gestionale ereditata da Acquedotto Lucano sin dal 2003. Uno stato divenuto oggi comatoso che si sta rilevando nefasto per la tutela degli ecosistemi fluviali, lacuali e costieri in Basilicata”.
L'Organizzazione ambientalista chiede alla Regione Basilicata di “risolvere lo stato comatoso dei depuratori delle acque reflue che per stessa ammissione di Acquedotto Lucano non funzionano o funzionano male perché non vi sarebbero i soldi per farli funzionare”.
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