Napoli (Pdl) su analisi di Intesa Sanpaolo sulla sanità

“Un cambio di rotta ed una revisione dei servizi, potrebbe avvenire attraverso una seria valutazione dei dati e di quelli relativi all’emigrazione sanitaria, spesso causata dal livello di attenzione nei confronti del paziente”

“I risultati emersi dal rapporto pubblicato da Intesa Sanpaolo sul ‘Mondo della salute tra governance federale e fabbisogni infrastrutturali’ devono far riflettere l’intero popolo lucano ma, soprattutto, chi continua, spesso con una logica fatta di spot, a parlare di efficienza nella gestione della sanità in Basilicata. Ho già espresso – sottolinea Napoli – il mio giudizio positivo rispetto a tutte le iniziative avviate dall’Assessorato alla Sanità, volte all’apertura di un confronto aperto con tutte le parti interessate e che operano nel sistema sanitario. Detto questo – prosegue – facendo riferimento all’articolo pubblicato il 12 gennaio 2011 sul ‘Sole 24 ore’, risulta allarmante ciò che accade sul nostro territorio”.

“Le regioni del Sud si attestano su livelli decisamente diversi e peggiori rispetto al centro – nord in relazione alla qualità della spesa sanitaria. Dal 1999 al 2009 c’è stata una sostanziale crescita della spesa pro – capite pubblica per la sanità, aumentata nel Mezzogiorno con una media del 74,3 per cento rispetto al 64 per cento del livello nazionale. La maggiore crescita – sottolinea Napoli – si è registrata in Basilicata, con una percentuale del 91,5 per cento, seguita dalla Calabria con il 74,4. La Basilicata, con i 1750 euro pro – capite, è la regione che segna il dato più elevato. Anche il numero dei ricoveri rapportato alla media nazionale è abbastanza elevato, 120 ricoveri ogni 1000 abitanti rispetto ai 111 delle regioni del Centro e 112 del Nord. L’auspicio è che il Piano regionale della Salute possa rappresentare un vero e proprio stravolgimento rispetto al passato. Condivisibili – a giudizio dell’esponente del Pdl – appaiono i valori ed i principi ispiratori, tuttavia il vero punto di partenza per immaginare un cambio di rotta ed una revisione dei servizi, potrebbe avvenire attraverso una seria valutazione dei dati e di quelli relativi all’emigrazione sanitaria, spesso causata dal livello di attenzione nei confronti del paziente. Bisogna necessariamente prendersi cura delle persone e non solo della malattia, cosa che da noi è sempre meno percepita dalla popolazione”.

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