“Con l’applicazione del federalismo fiscale è auspicabile che determinate scelte concernenti gli investimenti nella nostra regione che finora hanno seguito logiche essenzialmente politiche rimangano meno distanti dal mercato”
“Il tema del federalismo fiscale – afferma il consigliere del Pdl – ha determinato molti interrogativi e prese di posizione, spesso frutto di interessi politici che vanno a scontrarsi con la realtà del problema. Con la riforma del titolo V della Costituzione, a partire dal 2001, si sono decentrati enormi poteri di spesa, legati alle funzioni legislative che vengono trasferite senza veri e propri meccanismi di razionalizzazione. Nella maggior parte dei casi, abbiamo assistito a numerosi esempi di irresponsabilità e spreco, tant’è che negli ultimi anni i bilanci delle regioni meridionali sono esplosi. Le criticità del nostro Paese derivano, senza dubbio, dall’elevato debito pubblico ma, spesso, si dimentica che l’Italia ha la maggior parte del suo debito con i suoi stessi cittadini che, nel corso degli anni, hanno acquistato i famosi titoli si stato. Attualmente il debito è pari al 120 per cento del prodotto interno lordo, l’obiettivo fissato dall’Unione Europea è quello di arrivare intorno al 60 per cento. Tuttavia, la situazione italiana, nel complesso, è grave ma non preoccupante. Gli ultimi scenari – sostiene Napoli – hanno dimostrato che l’Italia non ha ‘ballato’ come la Grecia, la Spagna o l’Irlanda; abbiamo sicuramente il debito più elevato ma, allo stesso tempo, esiste una ricchezza patrimoniale delle famiglie, il debito delle imprese è nella media europea ( siamo dopo la Germania ) e non bisogna sottovalutare come il Paese è messo nei confronti della bilancia commerciale, basti pensare, all’importante contributo dell’industria manifatturiera, anche se ci penalizza l’alto costo dell’energia, poiché gran parte della stessa la importiamo dagli altri Paesi”.
“L’attuazione del federalismo fiscale – continua Napoli – rientra nell’obiettivo di consolidare l’equilibrio dei conti pubblici, difatti il vero problema è rappresentato dalla sostenibilità del debito pubblico. L’intento del Governo è quello di offrire una necessaria ed importante occasione per voltare definitivamente pagina. Molti continuano ad esprimere giudizi negativi nei confronti dell’agire del Governo nazionale e sono tanti quelli che considerano il federalismo fiscale come una minaccia per il Mezzogiorno. In realtà, analizzandola a 360 gradi, tale misura, soprattutto nel lungo periodo, porterà effetti positivi al Sud, ridimensionando il persistente divario con il Nord del Paese. Cosa hanno prodotto, in termini di competitività, i massicci trasferimenti di denaro verso il Sud ? Non si può continuare ad avere una visione statica delle cose, non possiamo continuare a ricevere ingenti risorse di denaro con la conseguenza di alimentare il malaffare. Gran parte degli amministratori dovrebbero distaccarsi dalle logiche che hanno abituato un pò tutti a navigare nell’oro. Oggi si sente fortemente la necessità di cambiare atteggiamento, di modificare vecchi modi di gestire la cosa pubblica, optando per una logica concorrenziale che sicuramente potrà essere il vero volano di sviluppo, anche per il nostro territorio. Tra i paradossi da evidenziare e che, sostanzialmente, rappresentano un premio all’evasione, è utile ricordare l’aspetto della compartecipazione Iva che va alle Regioni. Oggi è basata sui consumi Istat; se una Regione avesse una evasione totale dell’Iva, comunque riceverebbe la propria quota della stessa. Non ci si basa sul riscosso ma sui consumi Istat. Con il decreto si stabilisce che l’Iva assegnata alle Regioni sarà riscossa effettivamente sul territorio. Con il nuovo sistema, non si farà più riferimento alla spesa teorica dei vari servizi, obbligando lo Stato a finanziare tutte le voci previste. Punto di riferimento saranno i costi standard che garantiranno una erogazione dei servizi uniforme in tutti i territori, ponendo attenzione alla qualità, mettendo fine alle metodologie che si limitavano a premiare semplicemente chi spendeva di più, senza considerare, nella sostanza, la qualità dei servizi offerta. Un esempio concreto: oggi metà dell’Iva nazionale finanzia la Sanità, e proprio nell’ottica di razionalizzazione il cittadino avrà maggiore tracciabilità delle imposte ed inoltre, con il costo standard sarà messa in evidenza la differenza tra efficienza e spreco”.
“Per troppi anni, in Basilicata, si sono susseguiti interventi di breve periodo, sottovalutando, o peggio ancora, non considerando prospettive strategiche di lungo periodo. Tra i tanti paradossi c’è un dato clamoroso che mette in evidenza quanto sostenuto. Sarebbe facile concentrare l’attenzione sulla gestione del petrolio, sulle aziende in crisi, sulla situazione occupazionale, tematiche che tutti hanno sviscerato, esprimendo i giudizi più vari. Ci sono notevoli e, per certi aspetti poco evidenziati, esempi di miopia politica che fanno a pugni con il concetto di razionalizzazione. Basti pensare ai 193,5 euro per ogni turista che la Regione ha speso nel 2003, più del doppio di quanto il territorio ha incassato dallo stesso turista venuto in Basilicata, in percentuale si arriva addirittura al 250 per cento. Ciò dimostra come determinate scelte di investimento hanno spesso seguito logiche politiche distanti dal mercato. La classe politica meridionale e, quindi, quella lucana, dovrebbe percepire il federalismo fiscale come elemento di rottura rispetto al passato, con una visione differente capace, nel lungo periodo, se realmente attuata, di far riemergere il Mezzogiorno dal baratro. Finché non ci si allontana – dichiara Napoli – dalla dipendenza del comodo centralismo, dalla dipendenza dei facili trasferimenti di denaro, finché non si pone fine alla costante spesa pubblica infruttuosa, nessuna classe dirigente potrà mai offrire quel valore aggiunto necessario per avvicinare le sorti del Sud del Paese agli standard economici ed alla migliore qualità della vita del Nord. Con ogni probabilità è proprio il Sud ad avere maggior bisogno del federalismo fiscale”.