MISTERO BUFFO CON PIROVANO A VILLA D'AGRI

«Mistero Buffo» a Villa d'Agri. L'arte dello sberleffo dei buffoni e dei giullari medioevali, riportata in auge dal grande Dario Fo (premio Nobel per la letteratura), ha proposto i suoi percorsi dissacranti in una irresistibile serata teatrale lucana con l'attore Mario Pirovano nelle vesti di protagonista al teatro Eden. Lo spettacolo è stato messo in scena nell'ambito della rassegna “Le valli del teatro”. Tutto comincia nel segno del teatro popolare. Il teatro di strada. Il teatro che nasce dall'uomo che arriva in una piazza e comincia a raccontare una storia. Mario Pirovano, artista originario della provincia di Milano, ha ottenuto riconoscimenti al Fringe festival di Edimburgo con l’opera «Francis the Holy Jester», ha rappresentato «il Miracolo di Lazzaro»; «La fame di Zanni» e il «primo miracolo di Gesù bambino».
Ma è teatro popolare e narrativo anche per via di quella scena spoglia si elementi realistici che la parola e il corpo, intrecciati alla luce e alla situazione, l'arte riesce a trasfigurare in qualunque cosa. Così come l'attore solitario si moltiplica nei fantasmi di una molteplicità di personaggi. Ma la storia raccontata solo in apparenza appartiene a un altro tempo, a un altro mondo, a un diverso potere e a diversi potenti. L'allievo di Dario Fo, sulla scia dell'insegnamento del grande maestro, sa mescolare sapientemente racconti di tradizione e richiami d’attualità. E così il «Mistero Buffo» è mistero dei nostri giorni. Pirovano narra anche del «risus pascalis», attuato in Chiesa fino al 1600, che indica proprio il riso pasquale in onore della resurrezione di Cristo. Ricerca di una comunicazione con il divino.
La riflessione che si legge l'espressione artistica è un forte richiamo alla necessità di mantenere la memoria. Un bisogno tanto più urgente per le giovani generazioni che è, nel contempo, una enorme responsabilità per la generazione dei padri. Di qui l'appello ai genitori a «raccontare sempre le storie del passato ai figli, anche se sembra che loro non ci ascoltino». Raccontare le storie di fame, di dolore, di sofferenza. Perché senza racconto il rischio è quello di perdersi nel mondo.
(A.S.-BAS01)

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