“Un’imposta ordinaria sulle grandi ricchezze, sulla quota che eccede gli 800 mila euro; un’imposta straordinaria sui grandi immobili, con aliquota fissa dell’1%; ma anche un fondo per la crescita e l’innovazione che punti al sostegno della politica industriale per il Mezzogiorno, agli investimenti in ricerca e sviluppo e a un piano per l’occupazione.
Sono i punti cardine della nostra proposta di manovra che lascerebbe invariati i saldi, garantirebbe maggiore equità e anticiperebbe, comunque, al 2013 il pareggio del bilancio”. Lo afferma in un comunicato il segretario regionale della Cgil Antonio Pepe.
“La Cgil Basilicata – prosegue – ritiene inaccettabile la manovra economica varata dal Governo il 13 di agosto per l'ingiustizia e l'iniquità che ne caratterizzano le misure, a partire dai pesanti tagli operati a carico di regioni ed enti locali. Con una manovra di una tale portata si mette in discussione tutto l'impianto (già penalizzante per le aree deboli) del federalismo che, oltre a non poter esser più in alcun modo solidale, mette seriamente in discussione la possibilità di garantire gli attuali livelli di erogazione dei servizi pubblici da quelli locali a quelli universali come la salute e l'istruzione.
Non è accettabile che il Governo metta a punto una manovra economica di una tale portata operando una divisone nel mondo del sindacato, senza un confronto con le parti sociali, nascondendosi dietro l'alibi delle pressioni da parte della BCE che avrebbe chiesto di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013, “commissariando di fatto il Governo”.
Per la Basilicata tale irresponsabile il taglio di 120 milioni di euro già assunti con la manovra di giugno a cui se ne devono aggiungere altri 90: risultato dell'aggiustamento di ferragosto.
La Cgil Basilicata definisce assolutamente inconsistente ed errata la misura che cancellerebbe i piccoli comuni, minando in questo modo la stessa architrave istituzionale e l'identità di un intero Paese, senza considerare l'incommensurabile danno democratico e di cittadinanza per coloro che quei comuni li abitano. In Basilicata ciò significherebbe la scomparsa di 24 comuni. Nessuna scelta coraggiosa, quindi, ma solo la via più breve per destabilizzare un sistema amministrativo che in questo modo verrà spinto nel baratro di una semplificazione superficiale utile solamente a non garantire più servizi essenziali alle persone. Sarebbe stata apprezzata, invece, una scelta coraggiosa fatta di stimoli ai comuni a consorziarsi per l'erogazione di servizi, accompagnata magari da misure per sostenere lo sviluppo e l'occupazione, soprattutto in un Mezzogiorno sempre più solo e depresso.
È inconcepibile e schizofrenico, in una fase in cui si parla di federalismo, ipotizzare un taglio del 35% al Fondo di equilibrio: questo significa affossare le regioni più deboli e sancire il completo abbandono del sud.
Riteniamo sbagliata, inoltre, la norma che regionalizza il patto di stabilità, costruendo, di fatto, un obiettivo unico regionale e individuando nelle Regioni il soggetto che opera il coordinamento degli spazi finanziari sul territorio, mantenendo le sanzioni a carico dei Comuni. Nel testo della manovra, inoltre, non è stata assolutamente presa in considerazione la norma “salva cassa” dei Comuni, mettendo seriamente a rischio il pagamento degli stipendi dei dipendenti ed il rispetto dei contratti.
Siamo convinti che le misure della manovra del Governo deprimeranno il Paese, aumenteranno le disuguaglianze, diminuiranno e peggioreranno i servizi alle persone. Per questo motivo crediamo sia necessario aderire allo sciopero del 6 settembre, anche da parte delle comunità locali, per far sentire la loro voce assieme a quella delle lavoratrici, dei lavoratori, dei giovani, dei pensionati che credono possibile un'altra manovra”.
BAS 05