LIBONATI (DEC) SU ALGA DEL PERTUSILLO

“Sta facendo il giro del mondo l’allarme provocato dalla marea nera nel Golfo del Messico, mentre la presenza dell’alga rossa nella diga del Pertusillo passa quasi inosservata a causa di quella superficialità che porta a ritenere la questione di facile risoluzione. Al pari di quanto sta accadendo in Sud America, anche la Basilicata paga lo scotto delle ricchezze del suo sottosuolo: gli esperti indicano che questa particolare alga (scientificamente Ceratium Hirundinella) si formi e proliferi in ambienti anossici, ovvero in condizioni ambientali caratterizzate da estrema scarsità o assenza di ossigeno nei livelli sottostanti la superficie delle acque. Tali condizioni anomale e forzate provocano una sedimentazione che finisce per condurre al deposito di sostanze come le alghe.”

Per il capogruppo dei Democratici e Cattoilici della Provincia di Potenza, Vincenzo Libonati, “quella presente nel Pertusillo, risulta essere tipica di attraversamenti petroliferi di cui, guarda caso, la zona interessata è piena.
Quel che preoccupa è che, da studi approfonditi, tali eventi coincidono con estinzioni di massa o con riduzioni significative della biodiversità negli ambienti in cui l’alga è presente.
Dalle ultime notizie relative alla moria di pesci nell’invaso- aggiunge il capogruppo DeC- la situazione chiede una soglia di attenzione enorme ed impone una serie di interventi mirati che portino anche ad un’accurata pulizia dell’intero bacino per evitare di compromettere ulteriormente l’habitat”.

Ed è sulle responsabilità che bisogna anche spostare l’attenzione, per fare chiarezza sulle trivellazioni e sulle perforazioni del terreno che potrebbero eventualmente aver intaccato le falde acquifere agevolando anche un minimo versamento di petrolio nell’invaso e provocando quindi la non ossigenazione che ha dato vita all’alga. Come, potrebbe anche darsi che sia stata utilizzata, in fase di estrazione, qualche sostanza riducente che combinandosi con l’ossigeno, a contatto con l’acqua ne limita la naturale capacità.
“Non è un atto d’accusa alle compagnie petrolifere o a chi opera per estrarre l’oro nero dal territorio lucano- aggiunge Libonati- ma se così fosse, e questo spetterà ai tecnici accertarlo, saremmo in presenza dei primi danni materiali provocati dalla svendita della regione, messa sempre più a rischio ambientale, paesaggistico e naturalistico ed intaccata questa volta nel cuore del Parco nazionale dell'Appennino Lucano”.

BAS 05

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