GIORNALISTI RUSSI IN BASILICATA

Manca solo il copione per battere il ciak de “la Storia”, il film in cui sono trasportati i quattro giornalisti russi in visita in Basilicata. Ma saranno proprio loro gli sceneggiatori di una pellicola in cirillico. Gli ospiti del Press Tour organizzato dall’Apt Basilicata dal 26 al 30 maggio, un’iniziativa fondamentale per rafforzare la domanda turistica dei paesi di lingua russa, descrivono il fascino di un itinerario che in pochi giorni permette di rivivere millenni di pensiero e opere umane.
Konstantin Kudriashov del settimanale “Argomenti e fatti” (con una tiratura di circa 2.700.000), Irina Khmeleva del settimanale di informazione turistica “Turismo e vacanza”, Grigorii Shushurin del mensile “Perfect flight” e Tatiana Lobova della testata telematica “Russian traveller” da mercoledì scorso girano per la Basilicata, avidamente e instancabilmente.
La città di Federico II li accoglie nel suo Medioevo illuminato per poi catapultarli nel VII-III sec. a. C. appena varcata la soglia del Museo Archeologico Nazionale. L’emozione di Konstantin è incontenibile: lui nasce archeologo e poi diventa giornalista. Questi preziosi reperti li ha studiati solo sui libri e ora, per la prima volta nella sua vita, può vederli con i propri occhi. «Questo è il paradiso per me!»- Konstantin esclama a ogni passo. Non fa in tempo a riprendere fiato che gli arriva un’altra vertigine: il Parco Archeologico, l’ abbazia della Trinità, l’Incompiuta e la casa di Orazio. Ricambia l’offerta di una tale visione declamando i versi del poeta latino e poi tace in rispettoso silenzio. Prende la parola Gregorii: «Qui è bellissimo. La cosa che colpisce maggiormente è l’ambiente incontaminato dei luoghi. L’azione negativa dell’uomo o di un turismo di massa mal gestito non hanno intaccato la purezza della storia e dei suoi segni». Non solo i luoghi sono percepiti così. Tatiana si rallegra quando dice: «In Russia si dice che dove suona una campana c’è un luogo puro. La Basilicata è piena di chiese, sarà per questo che qui la gente è ancora pura e sempre sorridente». Le fa eco Gregorii: «Io sono stato in Trentino, Veneto, Toscana e Campania, ma nemmeno la gente di Napoli è simpatica quanto i lucani. Questa è un’altra Italia!». Una conversazione questa che copre gli spostamenti da Monticchio a Lagopesole fino a quando riscoprono un altro pezzo di storia: le Tavole Palatine e Metaponto. E, quando il cuore è gonfio, la bocca tace. Ma poi si spalanca di fronte all’incantesimo di Matera: l’immensità della storia dell’uomo concentrata in un’unica città. Quale meraviglia poi nel rivedere i paesaggi di uno dei più amati film italiani nella loro patria. “Il Vangelo secondo Matteo” di Pasolini è indelebile nella memoria di ogni russo perché, oltre alla qualità artistica della pellicola, la cosa che meravigliò di più fu un inno sovietico tra le colonne sonore di una rivisitazione biblica: «Solo il genio italico poteva celebrare questo assurdo matrimonio in un “santuario a cielo aperto” quale la ultraterrena Matera», chiosa Gregorii. La sensazione di stare in un film non lascia i giornalisti mentre salutano Matera al suono degli artigianali fischietti che regala loro l’Apt. Come alzano lo sguardo verso le maestose montagne rugose di Craco non possono non ricordare le immagini del grande Neorealismo italiano. «E’ “Cristo si è fermato a Eboli” di Francesco Rosi- esclamano all’unisono- vincitore del Gran Premio Festival di Mosca nel 1979». bas 03

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