"Da diversi lustri l’amministrazione regionale ha progressivamente perso smalto.
I problemi di oggi sono anche figli del passato, di una prassi politico/amministrativa che anziché affrontare e rimuovere le criticità, le ha esasperate.
L’elefante è fermo, si logora lentamente girando su se stesso. Il ritardo nel pagamento della produttività 2015 e nell’assegnazione delle PO/PAP sono soltanto gli ultimi casi di un modello gestionale basato sull’improvvisazione e sull’emergenza che ha determinato la demotivazione del personale e la rinuncia ad utilizzare le tante risorse professionali presenti nell’amministrazione regionale, quel capitale intellettuale che fa migliorare ogni azienda e che, invece, non trova cittadinanza nell’amministrazione pubblica". Lo dichiara Il segretario aziendale Uil Fpl, Rocco Giorgio:
"Perché questo accade? Vincendo la pigrizia e dimenticando per un attimo la quotidianità che viviamo negli ambienti di lavoro, scavando si arriva alla ragione profonda di questo malessere organizzativo.
E’ una palude, dove domina e detta legge la mediocrazia, qualcosa che ci ha travolti e non ce ne siamo accorti.
Da tempo, ormai, i mediocri sono entrati nelle stanze dei bottoni, comandano la politica, l’apparato amministrativo e ci spingono ad essere come loro, standardizzati, mai disturbare e soprattutto mai far nulla che possa mettere in discussione l’ordine esistente. La mediocrità è stata eletta a modello.
I mediocri non sempre sono incompetenti, ma la loro competenza, quando c’è, deve servire a farli collocare su quella linea mediana che non genera rischi destabilizzanti, dimostrando così di essere affidabili.
La mediocrazia non fa leva sulla capacità e l’impegno del singolo ma sulla sua attitudine al conformismo.
E così, col trascorrere del tempo, si abbassa la qualità del lavoro e si arriva ad affermare, fino a convincersene, che tutti possono fare tutto.
In un ambiente così modellato, dove la mediocrità rende mediocri, risulta difficile, se non impossibile, una seria organizzazione e distribuzione del lavoro, propedeutica ad ogni miglioramento delle performance del singolo lavoratore e dell’amministrazione.
Tutti ci siamo conformati alla mediocrazia: la politica, i dirigenti e, purtroppo, anche i funzionari, senza tralasciare i lavoratori esterni, che dovevano contribuire ad elevare il livello dell’amministrazione, ma così non è stato.
L’amministrazione ed i lavoratori sono stati anestetizzati dalla mediocrazia, si sono progressivamente adeguati ed assuefatti, dimenticando la loro missione ed equivocando diritti e doveri. Nel tempo è stata alimentata l’alienazione del lavoro, siamo diventati i nemici di noi stessi, oltre che dei cittadini, ai quali, più di una volta, anziché servizi procuriamo fastidi.
Si può e si vuole fare diversamente? Non è facile né semplice uscire dalla mediocrità che sembra aver conquistato un solido predominio culturale, nella politica, sui luoghi di lavoro ed anche nel sindacato.
Ma se una piccola comunità, quale è quella lucana, vuole sopravvivere, deve iniziare a ridimensionare la mediocrazia. E su questo serve un grande movimento di idee e di iniziative dei sindacati e dei lavoratori, un sussulto di dignità ed orgoglio per contrastare la strisciante alienazione sul posto di lavoro ed incalzare la politica che necessita di uscire dalla sua triste quotidianità".
bas 02