Per il consigliere del Pdl “è forse una delle ultime occasioni che si presenta agli amministratori lucani per far prevalere la cultura politica dell’innovazione e dello sviluppo”
“La maggiore attenzione verso le problematiche economiche connesse al funzionamento dei servizi pubblici locali manifestata dal Governo, in occasione del varo della legge di stabilità 2011, anche per effetto del confronto fra le parti sviluppatosi in sede di Conferenza Stato-Regioni, dovrebbe consentire di mantenere inalterata la destinazione originaria dei fondi del Programma Fas 2007-2013, consistente nel finanziamento dei progetti strategici di sviluppo”. E’ quanto afferma il consigliere regionale del Pdl, Michele Napoli.
“La decisione del Governo, resa pubblica dal ministro Fitto a fine novembre – continua Napoli – di sbloccare in sede Cipe parte dei fondi Fas 2007-2013 mediante l’approvazione dei cosiddetti Par (Piani attuativi regionale per realizzare infrastrutture, finanziati con i fondi Fas per le aree sottoutilizzate e relativi a 8 regioni, fra cui, la Basilicata) potrebbe, infatti, sortire effetti diversi da quelli sperati, cioè lo sviluppo del sistema produttivo delle regioni del Sud interessate al programma, se le stesse risorse Fas fossero utilizzate per la spesa corrente, ad esempio per effettuare la manutenzione degli ospedali o per far funzionare treni ed autobus, piuttosto che per i grandi progetti infrastrutturali. Il dirottamento dei fondi Fas 2007-2013 verso la spesa corrente comporterebbe l’accantonamento dei progetti di grandi opere infrastrutturali, dei processi di innovazione della pubblica amministrazione, cioè di tutti quei fattori in grado di determinare la competitività del territorio regionale e del suo sistema economico-produttivo, lasciando per converso spazio alle azioni di ordinaria amministrazione e trasferendo le risorse verso quei servizi pubblici locali, rispetto ai quali il Governo centrale sta attuando una politica di austerity, al fine di responsabilizzare gli amministratori locali”.
“C’è, dunque, il rischio concreto – sostiene Napoli – che la classe dirigente locale non riesca ad invertire la tendenza, a tutt’oggi prevalente, sia in merito alla sottoutilizzazione dei fondi comunitari (la relazione della Copaff, Commissione tecnica paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale, pubblicata il 30 giugno di quest’anno e relativa alle regioni italiane complessivamente considerate, afferma che a fine aprile 2010 e cioè a tre anni dall’inizio del Programma comunitario 2007-2013 risulta speso soltanto un dodicesimo dei fondi del settennio, vale a dire 3,6 miliardi di euro su circa 44) sia per quanto riguarda la cattiva utilizzazione dei fondi stessi, nel senso di impiegarli per finanziare micro progetti e senza preoccuparsi di porre rimedio ai gravi deficit infrastrutturali del Mezzogiorno. In una regione che non offre alla collettività ed alle imprese la presenza di opere viarie e strategiche – aggiunge il consigliere – immaginerei, ad esempio, volendo focalizzare l’attenzione su elementi concreti, alla risoluzione dell’intervento previsto sulla Tito-Brienza e più precisamente il cosiddetto ‘sesto lotto’ che, secondo quanto dichiarato dall’Anas, è una importante opera rispetto alla quale esiste il progetto ma mancano i soldi. Progetto rilevante per ultimare la strada che collega la Val d’Agri al Potentino. In conclusione, la vicenda dei fondi Fas-Par è forse una delle ultime occasioni che si presenta agli amministratori lucani per far prevalere la cultura politica dell’innovazione e dello sviluppo rispetto a quella dell’assistenzialismo clientelare”.