In relazione all’intervento del Consigliere Comunale di Potenza, Antonino Imbesi,sull’ordine del giorno riguardante la chiusura di Scienze motorie, interviene l’Associazione dei Fisioterapisti di Basilicata. “E’ assolutamente legittimo – scrive il presidente dell’Aifi, Tiziano Lacapra – cercare di evitare la chiusura di un corso di studio nel capoluogo lucano, ma occorre anche chiedersi se il titolo che si consegue offra una reale possibilità lavorativa e occupazionale. A tale proposito viene anche da chiedersi se vi è mai stato uno studio che abbia censito il numero dei laureati in Scienze Motorie presenti in Basilicata e definito anche quanti di questi hanno trovato una giusta collocazione lavorativa. All’Aifi Basilicata risulta di no, anzi risultano frequentemente richieste occupazionali di tali professionisti in aree non di loro pertinenza quale quella sanitaria, in particolare l’area della riabilitazione, a causa proprio della notevole difficoltà ad individuare i previsti sbocchi occupazionali, per esempio quello dell’insegnamento scolastico. E’ lodevole che le forze politiche lucane si impegnino per mantenere aperto un corso di studi, ma questo impegno non è stato altrettanto dimostrato quando invece si sarebbe dovuto evitare la chiusura di corsi storici in Basilicata, come quello di Fisioterapia nonostante le nostre segnalazioni, che avrebbero potuto offrire maggiori opportunità ai giovani lucani di rimanere nella propria Regione. E’ curioso notare come per la formazione universitaria del Fisioterapista negli ultimi anni abbiamo assistito ad un proliferare di corsi: ne sono sorti altri due, uno da parte dell’Università di Bari a Tricarico – Matera e l’altro dell’Università di Catanzaro a Montalbano Jonico, che per pochissimi anni accademici hanno affiancato quello storico di Pescopagano affidato all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, per poi giungere alla completa chiusura di tutte e tre i corsi. Verrebbe da dire che: “chi troppo vuole nulla stringe!” E pensare che si tratta di un settore che non ha mai avuto difficoltà di inserimento lavorativo, anche perché il fabbisogno professionale è stato sempre monitorato e i posti disponibili sono stati definiti secondo il sistema del numero chiuso.
Per finire vi è da fare un’ultima considerazione: in una Regione come la Basilicata dove vi è disoccupazione ed emigrazione giovanile, non sarebbe forse opportuno prestare maggiore ascolto e attenzione a quelle professioni e attività che potrebbero offrire maggiori opportunità di lavoro?”.
(bas – 04)