“I dati forniti dalla SVIMEZ sull’aumento, dal 1999 al 2007, delle entrate degli Enti Locali nel Mezzogiorno (in Basilicata da 643 a 763 euro pro-capite) sono da attribuirsi all’autonomia impositiva degli Enti Locali. Negli anni la leva fiscale locale è cresciuta molto di più nel Sud che nel Centro Nord”. E’ il commento del segretario generale regionale della Uil della Basilicata Carmine Vaccaro, riferendo che “da un nostro studio si evince come nel 2007 la pressione fiscale dei tre maggiori tributi locali (ICI, TARSU, Addizionali Comunali IRPEF), sia cresciuta nel Mezzogiorno del 21% rispetto all’aumento del 15,5% del Centro Nord. Aumenti questi che non hanno affatto contribuito al miglioramento dell’efficacia dei servizi. Né tantomeno hanno contribuito allo sviluppo economico del meridione”.
Nel sottolineare che “gli andamenti si riferiscono pero' a situazioni molto diverse e hanno impatti altrettanto diversi che non alterano significativamente lo status quo”, Vaccaro aggiunge che come rileva lo studio, ''per gli enti a minore capacita' fiscale i minori livelli di spesa comportano una sottodotazione di risorse rispetto al fabbisogno riferito a un livello standard di servizi'', mentre i Comuni piu' ricchi che dispongono di risorse superiori al fabbisogno ''sono nelle condizioni di ridurre sia la spesa che la pressione fiscale sui cittadini'' a fronte di un livello standard di servizi decisamente piu' alto. In altri termini, la forte crescita delle entrate tributarie al Sud assicura un sostanziale pareggio di bilancio ma non copre completamente tutte le spese, lasciando scoperto ad esempio l'ammortamento dei mutui.
Non si possono quindi negare o trascurare le responsabilità della classe politica locale dell’attuale degrado del Mezzogiorno. Occorre un forte senso di autocritica e rinnovamento della classe politica meridionale per la loro diretta responsabilità amministrativa. Non è più possibile continuare a chiedere soldi ai cittadini, attraverso le tasse, nazionali o locali che siano, per poi spenderle in finanziamenti a pioggia che non producono risultati significativi
Perplessità suscita il fatto che nel testo approvato per l’attuazione del Federalismo Fiscale non si prevede nessuna forma di progressività delle aliquote.
Così come gli aspetti legati ai tributi, laddove si parla di addizionali Regionali e Comunali IRPEF, sulla cui applicazione le amministrazioni Regionali e Comunali hanno ampia facoltà autonoma di manovrabilità delle aliquote.
La UIL ha sempre sostenuto e sempre lo sosterrà che anche per le Addizionali IRPEF Regionali e Comunali occorra prevedere la progressività delle aliquote per scaglioni di reddito e prevedere soglie di deduzioni della base imponibile (NO TAX AREA) per lavoratori dipendenti e pensionati.
Inoltre la facoltà da parte delle Regioni di istituire ulteriori tributi propri sia regionali che locali e la previsione di nuove imposte locali di “scopo” rischia di vanificare il principio della semplificazione del sistema tributario con aumenti e non riduzioni degli adempimenti a carico dei contribuenti. Non è, quindi, infondato il timore, di un aumento della pressione fiscale soprattutto per i lavoratori dipendenti e pensionati per l’effetto di nuove Addizionali e nuovi tributi. Per la UIL – conclude Vaccaro – deve essere chiaro che l’attuazione del federalismo fiscale non si deve tradurre in aumenti della pressione fiscale per i lavoratori dipendenti e pensionati e dovrà essere imperniato sui principi dell’uguaglianza, solidarietà e progressività e, soprattutto sull’esigibilità dei diritti civili e sociali che devono essere assicurati su tutto il territorio Nazionale”.
BAS 05