Per il consigliere di Io amo la Lucania “le note del presidente De Filippo sulla vicenda Film Commission focalizzano alcuni aspetti non solo sulla questione”
“Si continua a dibattere (in verità tra pochi soggetti), a distanza di cinque mesi dall’adozione della Giunta regionale n.ro 1097/2010, sulla Film commission: e questo è un bene; sulla Film commission tutti sono d’accordo: e anche questo è un bene. Ciò che non ci ha trovato d’accordo – specifica Navazio – è il metodo. Se non avessimo evidenziato alcune incongruenze, che pure permangono, tutto sarebbe filato liscio. Una premessa: De Filippo insieme con la Giunta regionale (l’atto è collegiale) può e deve nominare la persona che meglio interpreterà la missione istituzionale che gli sarà affidata. Assumendosene la responsabilità per la scelta e, ovviamente, rimandandone il giudizio alla fine dell’incarico. Il Presidente De Filippo è stato scelto dai lucani e, quindi, a lui spettano le decisioni. Tuttavia non può fare intendere che la questione sollevata sia una specie di referendum pro o contro Paride Leporace, ricorrendo ai fantasmi che circolano nella stanze del Pd lucano. Va bene muoversi in punta di piedi – continua Navazio – con parsimonia, ma i soldi che saranno spesi saranno anche i nostri. E allora ci siamo chiesti ad alta voce alcune cose. La prima commissione consiliare le ha condivise, fatte proprie e inviate alla Giunta regionale e ad oggi non sappiamo se verranno prese in considerazione. Solo per citarne qualcuna:. non vengono definite “le forme e le modalità di raccordo con quelle assegnate ad altri organismi e uffici in materia di cultura e turismo” di cui alla lettera c) dell’articolo 64 L.r. 42/2009; profilo e requisiti del responsabile dovrebbero essere più strettamente correlati e conformati alla missione della Film Commission che è la promozione del territorio lucano attraverso le produzioni audiovisive; sarebbe opportuno che l’incarico di responsabile della struttura fosse conferito dalla Giunta Regionale, previo avviso pubblico; andrebbe specificata la sede della Film Commission; i criteri di determinazione delle risorse necessarie al funzionamento della F.C. non sono comprensibili e appaiono irragionevoli e inadeguate alla missione della stessa”.
“E ancora – aggiunge Navazio – non è chiaro se e a chi il responsabile dell’unità presenta e da chi viene approvato il piano delle attività di cui al quarto capo del punto 1 del dispositivo della delibera; non sono in alcun modo definite le forme di interlocuzione e cooperazione con il tessuto delle realtà locali che producono e diffondono materiali audiovisivi; esiguo l’impegno temporale richiesto al responsabile della struttura, stante la complessità e la peculiarità della materia; non è chiaro se la scelta del personale della struttura interdipartimentale spetterà alla Presidenza della Giunta o al responsabile della struttura così come appare poco chiaro se per il personale necessario si farà ricorso anche a personale esterno e con quale modalità di reclutamento; non è definito alcun “controllo” del responsabile della struttura circa l’espressione del giudizio per definire se un film o un prodotto audiovisivo/cinematografico abbia i requisiti per poter essere considerati beneficiari di servizi e/o eventuali fondi. Riflettiamo, poi, sulla valutazione degli interventi che richiedono esperienza nel settore cinematografico, ed appare, quindi, necessario istituire una commissione di valutazione degli interventi regolandone la composizione; è necessario individuare i criteri di valutazione ai quali la commissione deve attenersi nella valutazione degli interventi, attribuendo priorità agli aspetti relativi alla qualità del prodotto e alla valorizzazione dell’identità culturale; al fine di consentire alla Regione di effettuare interventi su diverse tipologie di opere è necessario dare una definizione dei termini tecnici utilizzati, per garantire una corretta e uniforme attivazione degli interventi; necessita individuare le tipologie di intervento attivabili dalla Regione, distinguendole in contributi in conto capitale ed interventi di coproduzione o acquisto di diritti di utilizzazione; i contributi in conto capitale sono riservati alle sceneggiature alle opere prime e ai documentari, mentre per le opere seconde e le opere audiovisive assimilate sono previsti interventi di coproduzione o acquisto di diritti di utilizzazione, in quanto tipologie di opere che possono garantire alla Regione il rientro dei capitali investiti e la conseguente implementazione delle risorse stanziate nel fondo. Necessita definire le procedure per la presentazione delle domande, nonché alcuni obblighi che saranno posti a carico dei soggetti beneficiari degli interventi finanziati dal fondo al fine di garantire la trasparenza dell’intervento ed un diretto coinvolgimento della Regione nella diffusione delle opere, oggetto di intervento così come è necessario prevedere gli obblighi a carico dei beneficiari”.
“Altre questioni? Il compenso. Nella contro risposta all’interrogazione – sottolinea Navazio – abbiamo suggerito al Presidente di tenere conto della seconda parte della circolare ministeriale presa a riferimento. E cioè ai contratti di collaborazione a progetto o ai contratti di collaborazione coordinata e continuativa, che prevedono sicuramente un impegno maggiore delle singole 8 giornate al mese attualmente previste e un compenso di soli 3000 euro anziché dei 4000 previsti. Ai cittadini è più facile spiegarlo. Ai cittadini diventa più comprensibile. A meno che, così noi la vediamo, ciò permetterebbe la compatibilità tra diversi incarichi della persona scelta. De Filippo ha tutte le ragioni dalla sua scelta, ma abbia il coraggio di difenderle. Un’ultima questione. Le location degli scorsi anni. De Filippo fa riferimento a due opere girate nella città di Melfi e come le stesse non vengono associate al nome della città. Due esempi non calzanti. De Filippo non sa (o non glielo hanno detto) che Salvatores capitò a Melfi in una nebbiosa serata di febbraio diretto in Puglia. E se non fosse stato per il solito amore verso la propria città del figlio Marco, dell’albergatore che lo ospitava e di un buon bicchiere di Aglianico, la produzione sarebbe andata in Puglia. Salvatores non chiedeva nulla. Non ha chiesto nulla. Voleva girare in pace e libero di muoversi per il territorio. (Senza le solite segnalazioni per le comparse, gli operai di fatica, dove mangiare, dormire e cosi via…). Ha trovato paesaggi e masserie (peraltro non nostri), ma tanta competenza (ricordiamo L’albero di Minerva di Lucia di Cosmo e di Mariangela Corona) e grande disponibilità, sia da parte del Comune che dei cittadini, nel risolvere tante piccole o grandi questioni. Noi lo abbiamo assecondato. Altro che amministrazione impreparata e insensibile. De Filippo non c’era alla prima del film in città e al dibattito che ne seguì con Salvatores. E queste questioni sono state dette. E come non parlare dello spot dell’acqua Lilia? Ha riconosciuto il salone degli stemmi del palazzo vescovile della città di Melfi? O altri ambienti? Sa che la produzione e i committenti hanno richiesto e preteso che gli ambienti non siano identificabili? Sa come è arrivato Mel Gibson a Matera? Per il luogo? O perché sollecitato? E se quella amministrazione ha offerto, come lui dice, almeno un panino alla troupe? Non possiamo sperare che tutti i film di prossima produzione abbiano nel titolo Basilicata. Altrimenti…”.
“L’argomento è troppo serio per affrontarlo da questa ottica. Si voleva e si vuole discutere dei compiti della film commission nei migliori dei modi, declinandone compiti amministrativi e pratici (alla stregua di un facilitatore di problemi), declinandone una mission che vada al di là del provincialismo dialettico verso cui il Presidente vuole incanalare la discussione. Riteniamo – conclude Navazio – che per superare quella miopia della politica e della burocrazia occorre, prima di tutto, scrollarsi di dosso la polvere accumulata.… nel vedere troppi film”.