“La storia si ripete. L’Europa è in panne. Quando il gioco si fa duro gli Stati Europei si sfilano e cominciano a giocare da soli.
L’Egitto è salvato, coma le Tunisia. La Libia fa registrare migliaia di morti mentre l’Europa attende. Non si sa nemmeno cosa potrebbe accadere nel Medio Oriente, intanto la situazione già complicata è resa ancor più difficile dalla mancanza di una voce univoca che sia in grado in Europa di alzarsi e garantire gli interessi comunitari come di condurre grandi battaglie ideali, etiche e morali”. E’ quanto afferma in una dichiarazione il presidente regionale dell’Udc verso il Pdn Gaetano Fierro.
“Siamo abituati da tempo – prosegue – al basso profilo, alla voce dei mediocri che, come scrive Sergio Romano nel suo articolo di fondo “le colpe nostre (e degli altri) circoscrivono una materia così delicata dai contorni mondiali, trattata con salsa nostrana”. Diciamolo: Berlusconi non ha la credibilità di andare a Dowing Street o all’Eliseo o a Berlino per imporre una linea comune, ha trattato le questioni diplomatiche sempre imbevendole di un eccessivo grado di intimità che ha snaturato la qualità degli stessi rapporti rendendoli individuali. La Politica deve alzare il livello di qualità della questione Mediterraneo. E la sede naturale, non è solo Bruxelles bensì il Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU.
Perché possa verificarsi occorre che la proposta venga appoggiata da almeno 16 dei 47 Stati membri che compongono il Consiglio. In questa drammatica vicenda la Gran Bretagna e gli Stati Uniti non possono traccheggiare perché sul mare nostrum si stanno addensando nubi i cui risvolti per i prossimi decenni potrebbero ribaltare i già deboli assetti di potere nel mondo.
Il Fondamentalismo islamico è giunto alle porte di Roma e questo sembra che non appassioni più di tanto nessuno.
Riteniamo che sia giusto, come è accaduto in seno al Congresso Americano, per voce del deputato Ros Lehtrinen, codificare sanzioni restrittive economiche nei confronti dei Paesi Mediterranei, ma valutiamo positivamente la posizione di chi pensa di adottare con gli Stati africani mediterranei un nuovo Piano Marshall, vale a dire un piano ventennale che abbia la forza di trasferire in loco capitale umano, risorse economiche, innovazioni e nuove tecnologie che siano in grado di avviare i giovani africani verso uno sviluppo autoctono delle loro realtà”.
BAS 05