“L’operazione di polizia e magistratura che ha condotto agli arresti avvenuti in questi giorni contro le cosche di Palmi, in provincia di Reggio Calabria, che imponevano tangenti alle imprese appaltatrici e alla fornitura di calcestruzzo, per i lavori di ammodernamento dell’A3 Sa-Rc, ci deve servire da monito sulla necessità di non abbassare la guardia sul sistema di appalti che, proprio per i grandi interessi economici in gioco, non può certamente vedere suddivisioni territoriali tra tratti calabresi e lucani”. E’ quanto sostiene il segretario generale regionale della Feneal-Uil della Basilicata, Domenico Palma, associandosi al richiamo del segretario generale della Feneal, Antonio Correale, per “tenere gli occhi ben aperti”.
“Le cosche, grazie a imprese affiliate – evidenzia Palma – erano riuscite a ottenere alcuni lavori di ammodernamento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria imponendo una tangente del 3% alle imprese appaltatrici e alla fornitura del calcestruzzo. Dunque un'operazione cui va tutto il nostro sostegno come sindacato e come cittadini, perché riafferma il ruolo dello Stato nel territorio e dà forza alle imprese e ai lavoratori che si battono per poter operare nella legalità. Non solo in Calabria -prosegue – è necessario sventare il sistema malato attraverso cui intere porzioni di aziende sane vengono escluse dal mercato a vantaggio di imprese colluse con la malavita organizzata. Noi, da parte nostra, siamo intenzionati a proseguire il lavoro svolto finora con i protocolli di intesa per far prevalere la legalità e la trasparenza negli appalti e prevenire situazioni di questo genere. Vorrei ricordare in proposito il protocollo siglato alla Prefettura di Potenza e che – aggiunge il segretario della Feneal – ha bisogno di continue verifiche e monitoraggi cantiere per cantiere nei quali i nostri rappresentanti sindacali sono le prime sentinelle della legalità”.
(bas – 04)