L’Ufficio Comunicazioni sociali della Diocesi di Matera-Irsina e la Sezione provinciale dell’Aiart hanno organizzato, per Mercoledì 15 Dicembre alle ore 17,30 presso la Casa di Spiritualità S. Anna in Matera, un convegno in cui saranno presentati i risultati dell’Indagine sul grado di penetrazione della cultura mediale nel quartiere San Giacomo. Il lavoro è stato realizzato dall’Aiart di Matera, in collaborazione con la Parrocchia San Giacomo, l’ITIS “Pentasuglia”, l’ITCG “Olivetti”, la Scuola Media “Pascoli” e la Scuola Elementare del 2° Circolo didattico.
L’indagine è stata progettata e realizzata dai volontari dell’Aiart di Matera previa predisposizione di un software, per l’archiviazione e il trattamento dei dati, da parte della società Eulogos S.p.A. di Roma.
Saranno presenti all’incontro il presidente nazionale dell’Aiart Luca Borgomeo, il direttore scientifico della società Eulogos Nicola Mastidoro, il presidente dell’Aiart di Matera Domenico Infante, che presenterà l’indagine, il parroco di San Giacomo mons. Francesco Paolo Taccardi e i dirigenti scolastici delle scuole che hanno collaborato. Concluderà i lavori l’arcivescovo di Matera-Irsina S.E. mons. Salvatore Ligorio.
La massiccia esposizione a tutti i nuovi media, soprattutto da parte dei minori, cioè di soggetti più fragili psicologicamente, alimenta costantemente il dibattito attorno alle ricadute della utilizzazione dei nuovi strumenti di comunicazione sui processi formativi, sulle condotte infantili, sulla elaborazione dei significati, sulla costruzione dell’identità. I numerosi studi compiuti, sia nel nostro paese sia nel contesto internazionale, avanzano risultati e interpretazioni diversi, talvolta contrastanti: alcuni, concentrandosi sugli effetti negativi a breve termine e su modelli di influenza molto diretta, denunciano una preoccupante correlazione tra la fruizione mediale, in particolare televisiva, e l’elaborazione da parte infantile di comportamenti violenti e aggressivi, di stereotipi di tipo razzista e sessuale, di pericolose condotte emulative; altri segnalano piuttosto, come effetti negativi a lungo termine, i rischi di omologazione e di appiattimento culturale o ipotizzano che la forte esposizione dei bambini, verso l’universo televisivo, favorisca fenomeni di “semplificazione” della realtà, la perdita di saldi riferimenti morali e identitari, una socializzazione inadeguata rispetto a quella necessaria al minore che deve elaborare le complesse competenze di attore sociale.
Bas 03