“L’ennesimo flop collezionato dall'ex pm di Potenza, ora in servizio a Napoli, Henry John Woodcock, nel corso delle numerose inchieste giudiziarie, fa giustizia della tesi accusatoria di una Basilicata sempre e comunque al centro del “malaffare”, sia esso che riguardi grandi appalti a Milano o a Roma o in qualsiasi altra parte d’Italia, presunti massoni come petrolieri, banchieri e principi reali”. E’ il commento del sen. Egidio Digilio (Fli) all’assoluzione di Vittorio Emanuele di Savoia ed altri cinque imputati nel processo per il cosiddetto "Savoiagate", l'indagine sui nulla osta legati ai videopoker avviata nel 2006 dal pm Woodcock, successivamente trasferita a Roma per competenza.
“Tra archiviazioni di inchieste ed assoluzioni di imputati – continua Digilio – pare che l’attività del magistrato, nonostante l’impennata delle spese per i servizi di intercettazione telefonica durante il suo lavoro agli Uffici Giudiziari di Potenza, abbia avuto migliore fortuna solo con la cosiddetta “Vallettopoli”. Da quando è andato via da Potenza, gli uffici giudiziari del capoluogo lucano hanno registrato la riduzione del 50% in un solo anno del numero delle intercettazioni telefoniche e del 30% dei costi complessivi. E adesso – continua il senatore lucano – dopo il crollo del castello di sabbia su cui si è costruita l’indagine di De Magistris sul cosiddetto comitato di affari in Lucania, è tempo di cancellare quell’infamia appiccicata alla nostra comunità di terra che qualcuno voleva connivente, omertosa nei confronti della criminalità organizzata, sia pure ben diversa da quella campana, calabrese e pugliese perché dedita esclusivamente ad affari illeciti specie nei rapporti con la Pubblica Amministrazione. Non credo sarà facile, da parte dei grandi giornali e settimanali nazionali, come di tv e trasmissioni di ogni genere di approfondimento “risarcire” la gente della Basilicata, dalla colossale campagna realizzata a seguito delle “clamorose” indagini oltre che di Woodcock anche di De Magistris. Ma noi non rinunciamo a chiederlo perché possa la Basilicata ritornare alla sua vita tranquilla senza per questo che magistrati e forze dell’ordine rinuncino ad indagare seriamente su fatti di illegalità. In proposito, la Regione può fare qualcosa: come quest’estate ha mandato in giro sulle spiagge di Rimini ragazze per diffondere opuscoli per difendersi dall’attacco ai “cialtroni” del Ministro Tremonti, faccia altrettanto e mandi giro le ragazze lucane con le magliette “non siamo terra di malaffare”.
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