“Il Paese tiene grazie a ''intrecci virtuosi'', quali l'irrobustimento delle reti tra imprese e soprattutto grazie alle famiglie, le quali, se pur alle prese con la moltiplicazione di spese indesiderate e di aumenti tariffari che graveranno il prossimo anno per quasi 1000 euro a nucleo familiare, sono un pilastro strategico del welfare. Le indicazioni del rapporto Censis, alla vigilia delle festività natalizie e di fine anno, tradizionalmente attese dai commercianti ed operatori economici, sono destinate a gettare ancora acqua sui già flebili entusiasmi di ripresa”. E’ il commento del presidente provinciale di Potenza della Confesercenti Prospero Cassino per il quale “il primo giro attraverso i negozi dei capoluoghi e di alcuni grandi centri lucani nella prima domenica di apertura è indicativo del fatto che le famiglie risentono delle incertezze economiche”.
Secondo i risultati di un sondaggio Confesercenti-SWG, dunque regali sì ma guidati dalla concretezza ed indirizzati soprattutto a coniugi e figli, 6 doni in media, uno in meno del 2009. Cibo, vini, capi di abbigliamento e libri sono ancora i regali più gettonati. Si risparmia invece sui viaggi – vacanze molto “italiane” – che sono i più penalizzati con un secco –8%. Uno scenario sostanzialmente uguale a quello tratteggiato nel 2009 (63%), prospettando così un “Natale fotocopia”.
Con realismo molti italiani pensano allora che questo Natale sia uguale a quello passato (52% contro il 53% del 2009), anche se l’incertezza del momento si fa sentire visto che aumenta la percentuale dei pessimisti (“sarà peggiore”) dal 22% al 25% e si riduce di 2 punti quella degli ottimisti (“sarà migliore”). Pesano molto nelle considerazioni degli italiani le preoccupazioni economiche ed il problema dell’occupazione: mentre dal 2007 al 2010 il condizionamento dei prezzi sulle spese natalizie cala vistosamente (dal 41% al 33% di quest’anno), come pure quello di tariffe e tasse (dal 19 al 13%) è invece in netto aumento il timore per la condizione economica della famiglia (dal 16% al 30%) e per il lavoro (dall’8% al 14%).
Insomma quasi la metà degli italiani sente ancora sulle sue spalle il peso della crisi.
“Solo con il lavoro – è il commento di Cassino – può tornare la fiducia, che i consumi possono ripartire, che si può imboccare un altro periodo di sviluppo. Ma deve essere lavoro vero: per questo serve un sostegno forte alle Pmi che più di tutte possono crearlo, alimentarlo con la propria crescita, qualificando sempre meglio la propria attività. Questa è la priorità su cui ci attendiamo un impegno serio, determinato, indirizzato realmente all’interesse generale del Paese. Creare condizioni nuove vuol dire tagli agli sprechi pubblici, meno burocrazia, risorse per investimenti, riduzione della pressione fiscale, rilancio delle opere infrastrutturali, valorizzazione di risorse come il turismo che appare invece penalizzato anche in un periodo di solito positivo. Questa è l’agenda del Paese che vorremmo trovare come promessa tangibile di cambiamento sotto l’albero di Natale”.
BAS 05