Alla luce dei documenti elaborati a livello comunitario, delle esperienze maturate in altri Stati membri e di quanto espresso dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha approvato un documento col quale sollecita il Governo e i Ministeri competenti ad affrontare la questione dei rapporti commerciali tra fornitori e Grande Distribuzione Organizzata, al fine di adottare tutti i provvedimenti utili a un confronto efficace tra GDO, industria e agricoltura. L’obiettivo da perseguire è la definizione di un “Codice di condotta” volontario che individui “comportamenti contrattuali negativi da eliminare” e indichi, nel contempo, buone pratiche commerciali da adottare, regolando i rapporti contrattuali tra GDO e fornitori per i prodotti agroalimentari, in uno spirito di reciproca responsabilità sociale. A titolo orientativo il Codice dovrebbe trattare i seguenti temi: obbligo di contratti scritti con condizioni di fornitura definite in dettaglio, compresi sconti e ristorni; tempi di pagamento concordati entro un termine massimo, con precisi impegni di ricaduta sui produttori di base; prezzo minimo che copra almeno i costi diretti di produzione (sia per prodotti freschi che trasformati); promozioni concordate e promozioni straordinarie legate a congiunture climatiche e produttive; possibilità di introduzione, nei punti vendita, “corner” gestiti direttamente dai produttori agricoli del territorio.Unitamente al Codice di condotta, hanno chiesto le Regioni nel documento, “deve essere istituita una figura/commissione arbitrale che possa verificare e controllare il rispetto degli impegni da parte dei contraenti”. A favore delle catene distributive che accettano volontariamente di applicare il Codice nei loro rapporti commerciali, la Pubblica amministrazione “individua strumenti e modalità in grado di “premiare” soggetti virtuosi, quali, a titolo d'esempio, vantaggi di carattere fiscale e iniziative di comunicazione ai consumatori che promuovano la responsabilità sociale delle catene aderenti”.