Sul mercato della Basilicata è in arrivo grano proveniente soprattutto dall’Ucraina, dal Kazakhistan, dall’Australia, dal Canada e dal Messico, che viene scaricato al porto di Bari, e dalla Turchia, attraverso l’interporto di Foggia. E’ l’allarme lanciato dalla Cia della Basilicata insieme al dato della drastica riduzione del 40% in Basilicata della produzione cerealicola.
I prezzi pagati ai produttori sono in drastica picchiata: 14-18 euro al quintale per il grano duro. Addirittura più bassi di venti anni fa quando le quotazioni erano di 50mila lire al quintale, pari a 25,82 euro. Gli ettari seminati nel 2009 sono diminuiti di circa il 30 per cento rispetto al 2008 e c’è il rischio fondato di un ulteriore calo. A questa già drammatica situazione va ad aggiungersi la decisione Ue di correggere al ribasso i dazi all’import di grano duro, azzerando, addirittura, quelli per le produzioni di alta qualità, proveniente da Paesi terzi.
La Cia in proposito rivendica l’adozione del Piano Cerealicolo Regionale in sinergia con il Piano nazionale; una nuova disciplina regionale che favorisca l’aggregazione delle produzioni; un programma di insediamento agro-industriale; un progetto per il potenziamento della ricerca e dell’innovazione e di sostegno all’introduzione di varietà; la definizione del marchio a tutela del pane e della pasta made in Lucania.
Ormai per la pasta prodotta in Italia – sottolinea la Cia – vengono impiegati grani duri per il 50-60 per cento di origine estera, con seri problemi di qualità e sanità del prodotto.
Sono gravi le responsabilità, insomma, di chi invece che premiare la qualità che gli agricoltori italiani si sforzano di produrre, ricorre -rimarca la Cia – all’utilizzo di produzioni estere in situazioni anche non strettamente necessarie. Valorizzare le produzioni locali qualitativamente interessanti per ricostituire delle scorte di cereali anche nel nostro Paese dovrebbe essere uno degli obiettivi di politica economica del governo.
Obiettivo della Cia è, dunque, quello di utilizzare tutti gli strumenti a disposizione per valorizzare i prodotti cerealicoli, migliorando il reddito degli agricoltori e mettendo a disposizione dell’industria e dei consumatori produzioni di qualità, ad alto valore aggiunto e sempre più ricercate dal mercato.
In quest’ottica, vanno favorite tutte quelle azioni che consentono di migliorare i rapporti tra tutti i soggetti della filiera: imprese agricole, di stoccaggio, di prima trasformazione, sementiere ed altre fornitori di mezzi tecnici e servizi con le imprese di seconda trasformazione, la filiera zootecnica, la distribuzione ed i consumatori. Di qui l’invito di rafforzare il Tavolo di filiera e giungere ad un vero Patto.
bas 02