Cia: prosegue campagna contro burocrazia

Secondo la Cia-Confederazione italiana agricoltori della Basilicata un’azienda agricola italiana spende due euro ogni ora di lavoro, 20 euro al giorno, 600 euro al mese, 7.200 euro l’anno per pagare i costi della burocrazia, dei suoi adempimenti, dei suoi ritardi. Non basta. Occorrono otto giorni al mese per riempire le carte richieste dalla Pubblica amministrazione centrale e locale. In pratica, cento giorni ogni anno. Un compito che difficilmente l’imprenditore agricolo può assolvere da solo e, quindi, nel 58 per cento dei casi è costretto ad assumere qualcuno che svolga tale attività o a rivolgersi nel 42 per cento dei casi a un professionista esterno, con costi facilmente immaginabili. Un dato emblematico, che conferma le difficoltà dei produttori davanti al “mostro” burocratico, e ribadito dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori della Basilicata che, in occasione della VI Festa nazionale dell’agricoltura a Torino, ha portato alla ribalta nazionale il “caso Basilicata” dando seguito alla “campagna contro la malaburocrazia” avviata da tempo. La vicenda è nota: una trentina di giovani agricoltori esclusi dalla graduatoria definitiva del Bando Misura 112 "Insediamento dei Giovani Agricoltori" (PSR 2007-2013), come si ricorderà per un aspetto formale (l’assenza di firma in alcuni fogli della domanda) e che hanno di recente presentato richiesta all’Ismea. E sono sempre i giovani i più penalizzati: avviare un’azienda da noi costa, infatti, 18 volte in più rispetto alla media europea. Stesso discorso per ottenere le autorizzazioni per costruire una struttura aziendale: bisogna espletare più di venti pratiche, aspettare mediamente circa 300 giorni (negli Stati Uniti ne bastano 60) e spendere il triplo rispetto ad un paese come la Spagna. La burocrazia – sottolinea la Cia – rappresenta ormai un fardello molto pesante per l’intero settore agricolo che ogni anno si vede sottrarre da questo vero e proprio “divoratore” di risorse più di 3 miliardi di euro, il 30 per cento dei quali addebitabile ai ritardi, disservizi e inefficienze della Pubblica amministrazione.

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