“La pubblicazione dei bandi per le nomine di competenza della giunta e del consiglio regionale, com'era prevedibile, ha rapidamente calamitato l'attenzione delle forze politiche e dei mezzi d'informazione, a conferma del fatto che il toto-nomine, con le sue avvincenti dietrologie e le alchimie da manuale Cencelli, appassiona, e non poco, un ceto politico che su altre e ben più importanti questioni dimostra un livello preoccupante di sonnolenza”. Lo dichiarano in una nota unitaria i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil di Basilicata, Antonio Pepe, Nino Falotico e Carmine Vaccaro. “Nel gran calderone delle poltrone regionali in attesa di assegnazione – proseguono i tre dirigenti sindacali – merita una riflessione particolare il caso dell'Azienda regionale per il diritto allo studio, postazione sicuramente tra le più problematiche in considerazione delle tormentate vicende che ne hanno caratterizzato la gestione nel corso dell'ultimo quinquennio. Il tema è quale politica per il diritto allo studio si intende perseguire in Basilicata”.
“La domanda è lecita se consideriamo le contraddizioni che hanno caratterizzato gli indirizzi regionali in materia di diritto allo studio, in bilico tra la necessità di assicurare servizi di qualità agli studenti, e quindi aumentare l'attrattività della stessa Università della Basilicata, e una schizofrenica politica di tagli alle risorse finanziarie, che hanno finito per rendere oltre modo difficoltosa la gestione dell'ente. In questo senso è utile ripercorrere le tappe che hanno condotto alla quasi paralisi dell'Ardsu. Nel quinquennio 2005-2009 – ricordano Pepe, Falotico e Vaccaro – i fondi della Regione Basilicata destinati al diritto allo studio sono cresciuti del 4,5 per cento a fronte di una crescita degli iscritti all'Università della Basilicata superiore al 20 per cento. Non solo. Il ministero dell'Istruzione ha tagliato di un ulteriore 10 per cento le risorse per il finanziamento delle provvidenze agli studenti previsti dalle leggi vigenti, in particolare delle borse di studio. La stessa conferenza promossa a gennaio dalla Regione con Unibas e Ardsu non ha prodotto alcun apprezzabile risultato nonostante il gruppo di lavoro insediato abbia prodotto un pacchetto di proposte indicando tempi e risorse necessarie”.
“Ai tagli ministeriali – sottolineano i segretari di Cgil, Cisl e Uil – si aggiunge un'insufficiente politica di indirizzo regionale, oltre ai problemi gestionali dell'Ardsu, che hanno condotto alla chiusura della casa dello studente di via Filzi e della sede di Matera, decisioni che hanno finito per impoverire ulteriormente il ventaglio dei servizi offerti alla popolazione studentesca, con ripercussioni anche sul piano occupazionale, se è vero che dei 33 dipendenti previsti in pianta organica l'Ardsu opera con soli 3 dipendenti, ovvero meno del 10 per cento del fabbisogno previsto, al quale va aggiunta, ancora, la perdita di posti di lavoro per i servizi terziarizzati. In questo scenario la priorità non può essere la nomina dei nuovi organi dirigenti, ma lo sgombero del campo dalle incertezze e dalle approssimazioni che hanno caratterizzato negli ultimi anni la gestione dell'ente. Una chiara e sostenibile strategia in grado di assicurare la continuità dei servizi agli studenti e il pieno esercizio del diritto allo studio – concludono Pepe, Falotico e Vaccaro – viene prima del toto-nomine”.
BAS 05