ARCHEOLOGIA, RECUPERATA NECROPOLI DI FOSSA (L'AQUILA)

Nell’ambito del Primo corso di Informazione – Formazione per Operatori in emergenza per la protezione dei beni culturali. Formazione e intervento sul campo, svoltosi a Potenza il 19, 20, 21 maggio 2010, presso l’Università degli Studi della Basilicata, il Presidente regionale Basilicata, Ada Preite, e il Coordinatore Nazionale, Walter Grossi, dell’Associazione Nazionale Archeologi, principale associazione di categoria degli archeologi italiani, hanno presentato i risultati dell’ “Operazione di primo recupero della necropoli di Fossa (L’Aquila)”, svolta in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica dell'Abruzzo, l’Assessorato alla Cultura – Comune di Fossa, l’Archeoclub d'Italia sezione Aricina-Nemorense e con gli archeologi volontari abruzzesi (cooperativa “Vestea”), appassionati di archeologia locali (associazione culturale “Veiove”), abitanti di Fossa e Poggio Picenze, gli studenti delle Università degli Studi di Chieti, L'Aquila, Roma “La Sapienza”.
“L’intervento, all’indomani del sisma, può essere letto come un exemplum di quello che un'associazione può fare se mette davanti a tutto i valori della solidarietà e dell'amicizia. Un piccolo contributo di assistenza verso le popolazioni colpite dall'evento ed in favore e protezione dei beni culturali abruzzesi, in particolare archeologici.
In risposta all’appello di aiuto degli archeologi aquilani e della popolazione civile, che in seguito al terremoto hanno visto la distruzione parziale di un monumento di straordinaria importanza culturale, simbolo di una comunità e della sua memoria storica, quale la necropoli protostorica di Fossa – Casale (fine IX/inizi VIII secolo a.C. – I secolo d.C.), conosciuta come “piccola Stonehenge”, l’Associazione Nazionale Archeologi ha realizzato e coordinato il progetto di primo recupero della necropoli.
Il sito si trovava completamente coperto da un folto manto erboso – spiegano Preite e Grossi – che non permetteva una facile lettura delle strutture, né per questo era possibile valutare tutti i danni. L’operazione, condotta con rigore scientifico (documentazione fotografica e grafica, schedatura delle strutture e valutazione dei danni strutturali, ecc.), ha messo in evidenza due ordini di danni: quelli dovuti ai crolli, causati dal terremoto, e quelli dovuti al vandalismo e all’incuria ante terremoto. Tra i monumenti archeologici più colpiti erano le tombe a camera, le cui coperture, prive di sostegni, erano crollate, nonché la rotazione sul proprio asse di alcune stele”.

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