“La storia dell'Agrobios è legata alla storia delle biotecnologie in Italia e rappresenta la storia della ricerca pubblica e privata nel nostro Paese.
Lo ha detto il presidente di Agrobios, Salvatore Adduce, aprendo questa mattina, a Pantanello di Metaponto, i lavori della giornata di celebrazione per i 25 anni dell'ente di ricerca.
“La scelta strategica – ha aggiunto Adduce – fu quella di unire una grande azienda internazionale come l'Eni con un soggetto pubblico come Metapontum Agrobios, mentre la Regione Basilicata faceva da garante sulle scelte strategiche. L'impianto fondamentale fu quello di affidare a un soggetto così importante il compito di organizzare una relazione fra i grandi centri di ricerca internazionale, fra Stati Uniti e Europa. Nella prima metà degli anni '90 questo disegno cominciò a vacillare per la decisione dell'Eni di ritirarsi, nel '98, avendo indirizzato il suo core business verso altre strade, innanzitutto petrolio e energia, con non poche tensioni con la Regione Basilicata. L'uscita di Eni aprì una sfidaper Agrobios nel mercato che improvvisamente si ritrovò come una scatola vuota, senza gli strumenti propri dell'impresa. La Regione, quindi, compì uno sforzo straordinario e coraggioso cercando prima un partner privato, mantenendo la struttura consortile, avviando una trattativa con Montedison, che poi si ritirò. Poi Bioren entrò nella società e partì la sfida di Agrobios come piccola e media impresa. Agrobios aveva ed ha tutt'ora tutte le carte in regola per certificare i prodotti genericamente modificati da immettere nel mercato europeo. Un modello di Hi-tech company tipico degli Stati Uniti. I fatti non diedero ragione a questa visione e gli ogm hanno trovato forte resistenze a seguito delle decisioni dell'Unione europea. Quindi nel 2001 irrompe il terrorismo, poi la bolla finanziaria dell'hi-tech, che compromisero la situazione in un quadro che vide gli imprenditori ancora troppo timidi nei confronti della ricerca. Bioren abbandonò il campo e la Regione si ritrovò da sola ad affrontare la sfida.
In questa storia emerge il ruolo fondamentale della Regione e l'esempio di Agrobios, con le sue luci e ombre, rivela un positivo ruolo del massimo ente territoriale nel campo della ricerca. Così la Regione decise di mantenere il cuore della ricerca in Agrobios affidandole il ruolo di monitoraggio nel settore ambientale e valorizzando le professionalità che in questo tempo sono cresciute.
Oggi sono due i grandi pilastri di Metapontum Agrobios: la ricerca, l'innovazione, il trasferimento; Le attività nel campo ambientale. Nel frattempo si è aperta un'altra frontiera sul versante della genomica applicata che è un fiore all'occhiello di Agrobios.
In questi ultimissimi anni la Regione ha ancora una volta deciso di assegnare alla ricerca un valore assolutamente strategico. Puntare su quattro grandi poli di innovazione fra cui quello delle biotecnologie verdi guidato proprio da Agrobios con la partecipazione di Enea, Cnr, Alsia Pantanello.
In questi 25 anni Agrobios ha fronteggiato difficoltà. Ma in questi ultimi due anni abbiamo chiuso i bilanci in pareggio con qualche doloroso taglio. Abbiamo ridotto verticalmente le spese, a cominciare dal Cda, abbiamo chiesto qualche sacrificio ai lavoratori proponendo un piano di esodo volontario con gli strumenti della concertazione e condivisione, abbiamo razionalizzato i rapporti con gli incarichi esterni. E oggi posso dire con assoluta convinzione- ha concluso Adduce – che i 25 anni di agrobios sono stati spesi bene a favore della ricerca, dell'innovazione e delle tecnologie, a favore del territorio”.
Alla giornata celebrativa hanno partecipato tutti i past president di Agrobios fra cui Michele Cascino che fu fra i principali ispiratori, Franco Lisanti e Rocco Viglioglia.