L’intervento, in Consiglio regionale, del capogruppo dei Popolari uniti, Luigi Scaglione, sulla riorganizzazione scolastica prevista dalla “riforma Gelmini”
“Il riordino della scuola superiore da parte del Governo non è una riforma – afferma Scaglione – ma un taglio epocale alla scuola pubblica italiana che, invece, di avvicinarlo allontana il nostro Paese dall'Europa e nega pari opportunità di vita, di educazione e di lavoro ai ragazzi e alle ragazze. Il riordino di cui parla il Governo – continua Scaglione -sarebbe in realtà un mero ‘taglio di risorse, di competenze e di tempo’, dovuto alla necessità di Tremonti di far quadrare il bilancio. A causa di questa riforma, la scelta compiuta a 13 anni diventa, nei fatti, irreversibile per la grande differenza di programmi proposti dai diversi percorsi formativi sin dal primo biennio, favorendo la dispersione scolastica, penalizzando i saperi tecnico-scientifici e tagliando le ore di laboratorio negli istituti professionali”.
“Da questa riforma – sostiene il capogruppo dei Popolari uniti – la professionalità del personale docente uscirà svilita e tantissimi precari, insegnanti e personale Ata, saranno presto licenziati, con l’aggravante che la decisione di ridurre l'orario nella classi successive alla prima e nei soli istituti tecnici e professionali, accentua la separazione tra i diversi segmenti, producendo, nella realtà, una divisione sociale grave ed inaccettabile tra i giovani, basata, essenzialmente sul potere economico delle famiglie e sulle condizioni socio-culturali. E' evidente – prosegue Scaglione – che studenti e docenti delle classi vittime dei tagli non avranno più alcuna certezza rispetto ai percorsi didattici che hanno intrapreso, e la confusione che sarà ingenerata andrà a tutto a discapito della competitività, mentre i livelli europei didattici e di apprendimento diventeranno sempre più un miraggio. Si cancellano o si immiseriscono – sottolinea Scaglione – materie importanti di studio, si tagliano ore di insegnamento cruciali (in media 4 ore settimanali in meno), si sopprimono laboratori ed esperienze pratiche professionalizzanti, si cacciano decine di migliaia di precari, eliminandone il posto di lavoro, a spese di una istruzione sempre più impoverita. Tutto ciò non è altro che un provvedimento che inaridisce la cultura e la professionalizzazione dei nostri giovani, mettendo letteralmente allo sbando docenti e personale della scuola con la grave compromissione della qualità di vita di tutta la società”.
“Si tenga conto – rileva il consigliere – che il termine per le iscrizioni agli indirizzi di studio era stato fissato per il 26 marzo, quando ancora non era avvenuta la pubblicazione del testo di legge sulla Gazzetta ufficiale ed erano in corso le obiezioni del Consiglio di Stato, l'approvazione della Corte dei Conti e del Capo dello Stato, e quanti hanno dovuto iscriversi hanno scelto un percorso di studi praticamente ‘al buio’. Ogni regione ha una situazione scolastica propria, sulla quale incide l’identità stessa del territorio, non a caso per la Basilicata è necessario continuare ad offrire un piano scolastico ricco e variegato affinché si possano trasferire agli studenti conoscenze da commutare, a fine percorso scolastico, in capacità di competere alla pari con altre regioni italiane ed in linea con i saperi dell’ Europa. Nel frattempo, accadrà che molti insegnamenti saranno definiti ‘atipici’ e ciò consentirà, soprattutto in vista dei soprannumerari che la riforma genererà, da subito, all’interno di ogni istituto superiore, ad un insegnante di una disciplina di accedere a più classi di concorso. Un esempio classico in questo senso – specifica Scaglione – è quello dei docenti di trattamento testi, afferenti alle classi di concorso 75/A e 76/A, negli istituti tecnici e professionali: essendo la classe da anni in ‘sofferenza’ ed in previsione del fatto che la riforma accentuerà questa tendenza, il Miur ha stabilito che gli abilitati in queste materie possano accedere all’insegnamento dell’informatica (prevista nel nuovo biennio delle superiori). L’ultima parola su quale materia assegnare al docente senza più cattedra, spetterà al singolo istituto. La decisione del Miur – ricorda Scaglione – ha creato grandi polemiche secondo le quali ‘atipicità’ sono già state adottate negli scorsi anni per vari indirizzi sperimentali e, spesso, hanno determinato contenzioso e discrezionalità”.
“Per quanto riguarda, poi, la decurtazione oraria nelle classi II, III e IV dei Tecnici (che da 34 scenderanno a 32 ore) e nelle II e III dei Professionali (ridotte da 36 a 34), dal Ministero è stato chiarito che gli istituti non dovranno far nulla perché lo stesso Miur ha comunicato con una circolare sugli organici, le materie dove i dirigenti dovranno mettere mano, tagliando un’ora settimanale come previsto dai regolamenti attuativi e, comunque, non verranno toccate le materie fino a tre ore settimanali. Altra questione importante – dice ancora Scaglione – che si individua nella riforma Gelmini, è quella relativa ai pensionamenti che dal prossimo anno saranno 5.812 Ata e 19.655 docenti di cui circa 1.000 conseguenti al pensionamento forzoso del personale con 40 anni di contribuzione. Nel frattempo, il Tar del Lazio mette a rischio le iscrizioni alle scuole superiori per il prossimo anno scolastico. Il tribunale amministrativo di questa Regione ha, infatti, emesso una sentenza che blocca la riforma scolastica del ministro Gelmini. I giudici hanno accolto il ricorso presentato da 755 fra docenti, genitori, alunni e Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari) ed hanno sospeso l’efficacia della circolare sulle iscrizioni fino al prossimo 19 luglio, quando si svolgerà la prossima udienza. Il rischio è che possano subire uno stop tutte le operazioni per definire gli organici e l’assegnazione delle cattedre. In questo modo sarebbe impossibile avviare l’anno scolastico, o assegnare le supplenze e, neanche effettuare i tagli imposti dalla Finanziaria del 2008: 17mila cattedre solo alle superiori. Ma, soprattutto, non è possibile fare partire i nuovi licei, i nuovi istituti tecnici ed i nuovi istituti professionali della riforma Gelmini”.
“La data del 19 luglio – conclude Scaglione – potrebbe rivelarsi decisiva. Se giudici del Tar Lazio dovessero appurare che genitori e studenti siano stati danneggiati, la riforma, a quel punto, potrebbe saltare. Al momento, attendiamo di comprendere meglio l’enunciazione dell’Assessore regionale in merito al ridimensionamento scolastico”.