“La nuova legge, di mia iniziativa con il collega Antonio Di Sanza, che promuove la valorizzazione delle funzioni e del ruolo delle professioni sanitarie, rappresenta una novità importante al fine di contribuire alla realizzazione del diritto alla salute, al processo di aziendalizzazione nel servizio sanitario regionale. La nuova normativa inoltre consente l’integrazione sociosanitaria e l’armonizzazione dell’organizzazione del lavoro nella Regione Basilicata con quella delle altre Regioni italiane e degli altri Stati dell’Unione europea”. E’ il commento del capogruppo del Pdci in Consiglio regionale, Giacomo Nardiello, il quale sottolinea, anche, che “di particolare rilievo è l’istituzione dell’Osservatorio delle professioni sanitarie e sociali e l’istituzione presso ogni Azienda Sanitaria dei sevizi delle professioni tecnico-sanitarie, tecniche della prevenzione e delle professioni sociali”.
“L’Osservatorio – precisa Nardiello – si occuperà di realizzare l’orientamento, la promozione, lo studio delle potenzialità e il monitoraggio sull’attuazione delle norme relative alle professioni sanitarie e, come fatto estremamente positivo, si avvarrà dei Collegi Provinciali Ipasvi e delle associazioni di categoria. Al di là delle classifiche sulla qualità delle prestazioni e del divario fra Nord e Sud sulle capacità di gestione ed organizzazione del servizi sanitari regionali, il dato su cui concentrare l’attenzione – afferma il capogruppo del Pdci – in merito al livello di cure nel nostro Paese è quello relativo ai fabbisogni di personale. Mentre per la dirigenza medica lo scarto fra il fabbisogno del Servizio sanitario nazionale e l'offerta universitaria si restringe, per le professionalità infermieristiche, per quelle della riabilitazione, per quelle tecniche e della prevenzione assistiamo ad un fenomeno inverso: l'Italia è uno dei Paesi tuttora più indietro in quanto il rapporto abitanti-infermieri è pari a 1000 a 6. Uno scarto fra i bisogni attuali del sistema sanitario e l'offerta formativa che oscilla dalle 3000 alle 5000 unità, scarto che sfiora il doppio se osservato in relazione alla necessità di migliorare la qualità delle prestazioni”.
“Occorre, dunque – dice Nardiello – che i ministri Sacconi e Gelmini e le Regioni concordino sui reali fabbisogni di figure sanitarie necessarie a soddisfare i bisogni di salute della cittadinanza. Con la nuova normativa la Regione Basilicata dimostra che intende fare fino in fondo la sua parte, sia a tutela delle professionalità infermieristiche esistenti che per formarne nuove e, soprattutto, per stoppare ogni forma di lobbies”.