“Il Piano, così come ci è stato presentato dalla Giunta, era privo di una cornice legislativa, che la Terza Commissione si è preoccupata ed affrettato a ricomporre sia per fare chiarezza sulle procedure per l’applicazione del Piano che per definire lo svolgimento del procedimento unico volto al rilascio dell’autorizzazione unica prevista dal decreto legislativo 387 del 2003”. E’ quanto affermato dal consigliere regionale di Forza Italia verso il Pdl, Franco Mattia.
“In tale ambito – continua Mattia – è stato introdotto, come era opportuno e necessario, una clausola valutativa finalizzata ad introdurre un controllo sull’attuazine del Piano per valutarne l’efficacia degli obiettivi esplicitati. Un aspetto, questo, di rilevante significato che garantisce maggiore solidità ad un impianto piuttosto generico e non di facile e semplice interpretazione. Un esempio di coerenza politica e legislativa che ha concorso a formare un quadro di riferimento più utile e nello stesso tempo più vincolante per i soggetti pubblici e privati che in tendono assumere iniziative in campo energetico sul territorio regionale. Questo è stato lo sforzo che la Terza Commissione è riuscita a fare, oltre alla sintesi corposa degli emendamenti più adattabili rispetto al ventaglio più ampio delle osservazioni che sono giunte da più parti a testimonianza che il piano così come è stato formulato, sia pure corposo nelle coordinate generali, negli scenari e negli obiettivi tracciati, presentava indirizzi non sempre soddisfacenti, suscettibili di vanificare, tra l’altro, per il lungo tempo trascorso alla sua approvazione concrete opportunità di sviluppo. Si è voluto mettere, in un certo senso, ordine alle politiche energetiche programmate dal piano in discussione, nel tentativo di costituire un architrave più solido a supporto della competitività dei sistemi produttivi e territoriali regionali, cercando di promuovere la ripartenza e l’inversione del ciclo economico regionale che oggi vive una fase di acuta recessione e di grave regressione sociale”.
“L’impianto della programmazione generale della Regione Basilicata – aggiunge Mattia – pur riconoscendo l’importanza del tema energetico e delle politiche di intervento, cosiddette orientate, dedicate, da attuare nell’ambito delle strategie di sviluppo socio-economico e di coesione territoriale, registra non solo un notevole ritardo nell’approntamento del piano per la cui elaborazione sono trascorsi più di due anni quando disattende un monito severo espresso dalla direttiva europea dell’aprile scorso in materia di promozione dell’uso dell’energia da fondi rinnovabili, secondo la quale, dall’impatto positivo che le politiche regionali possono avere sullo sviluppo regionale, occorre favorire la creazione di posti di lavoro. Questo è quello che dice la direttiva comunitaria. Non mi sembra che questo piano riservi un privilegio, è un beneficio per l’occupazione, essendo un piano tracciate da coordinate che si dirigono a favorire grandi gruppi di aziende”.
“Dal piano viene fuori un quadro sconcertante per l’eolico. Circa 1500 megawatt – dice Mattia – tra quelli realizzati e quelli da realizzare con forti interessi rotativi che si aggirano in diversi Comuni e su numerose piattaforme che già provocano, come nel caso di diversi Comuni della Provincia di Potenza e di Matera, gravi perturbazioni all’ambiente ed al paesaggio che risarciscono lauti compensi alle società installatrici fortemente motivate a trascinare i territori comunali sulle vette cementificate sulle quali sono istallate i pali eolici. I 1500 megawatt dell’eolico, pari a un milione e cinquecento mila chilowatt produrranno per le grandi società un fatturato annuo presunto di circa 600 milioni di euro a cui corrisponderanno, come noi temiamo poche decine di addetti, quando dovrebbero essere in migliaia ad essere occupati per le ingenti risorse finanziarie che genera il numero dei megawatt previsti. L’impressione che il piano sia stato commissionato, non da una Regione responsabilmente motivata a sostenere la capacità competitiva ed economica dell’impresa locale, a migliorare l’efficienza produttiva del sistema regionale, ma da una organizzazione appositamente costituita, proiettata a raccogliere sangue da questa terra. E’ in corso di attuazione il sentiero dei progetti pilotati sulle fonti energetiche tracciate sul substrato del piano energetico che arricchisce l’imprenditoria esterna ed impoverisce il tessuto imprenditoriale interno. Se questo è, allora è del tutto evidente che le aspettative delle imprese lucane, rispetto al piano andranno deluse e si concentreranno esterrefatte per la delusione di un’occasione mancata su due filoni connessi tra loro che riguardano da un lato le scelte impiantistiche per tipologia di fonte energetica rinnovabili, operate con spregiudicatezza dall’esterno, essendo venuta meno la concertazione interna e dall’altro l’inaccessibilità alle misure di sostegno previste dai vari programmi operativi sui quali mancheranno gli strumenti attuativi per lievitare l’economia regionale. Manca in questo piano – a giudizio di Mattia – un’impostazione di portata strategica globale in grado di aggredire i problemi secondo una visione di assieme che orienti in maniera convergente e razionale ruoli e potenzialità dei diversi soggetti in campo, verso soluzioni di valore sistemico e di sviluppo sostenibile. Il piano riserva forti limitazioni soprattutto nel settore agricolo, prevedendo una soglia per il fotovoltaico di 400 megawatt e di una molto ridotta per la biomassa che si aggiri intorno a 50 megawatt, ignorando che per quest’ultima andavano introdotti incentivi agli agricoltori per favorirne la crescita e l’impiego. Quella del coinvolgimento degli agricoltori è un’opportunità, ma anche una necessità, in quanto è facile dedurne che il coinvolgimento degli imprenditori agricoli nei progetti, nelle filiere agro-energetiche non può avvenire come per altri prodotti agricoli destinati a trasformazione alimentare basata su cicli annuali di produzione, ma su una prospettiva pluriennale che tenga conto dei cicli di investimento, delle produzioni destinate a scopo energetico che possono essere considerati i fattori di rilancio di un nuovo modello di imprenditoria agricola, quindi di un nuovo modello competitivo che in Basilicata può nascere”.