“Il prevalere della “cultura della giurisdizione” rispetto a quella del sospetto che ha alimentato la “campagna della Basilicata del malaffare”, come ha sostenuto oggi il Pg Tufano in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, rafforza la strategia che il Consiglio Regionale, nella sua interezza, ha perseguito nella legislatura che volge al termine, senza mai smarrire la bussola della legalità e non prestando il fianco al giustizialismo facile e populista anche nei momenti più difficili”. Ad affermarlo è il vice presidente del Consiglio regionale Franco Mattia (Fi-Pdl) ricordando “la seduta straordinaria del Consiglio Regionale il 20 marzo 2007 quando affrontammo, a voce alta e nella sede istituzionale più autorevole, nel pieno rispetto del lavoro della magistratura, le principali vicende giudiziarie, i confronti successivi in aula sino all’odg bipartisan sulla vicenda Marinagri”. “Allora come oggi, dopo le parole del Pg Tufano – aggiunge – è necessario un maggior tasso di riformismo istituzionale e di governo locale. Ci vogliono una legislazione concepita e applicata in modo imparziale e rigoroso, una pubblica Amministrazione imparziale ai diversi livelli e che soddisfi i diritti e i bisogni dei cittadini, un mercato concorrente in cui nascano e crescano attività produttive gestite da imprenditori, innovative e competitive, norme sociali condivise, un associazionismo vivace ed attento, un’attenzione collettiva alla tutela dei beni comuni come l’ambiente e il paesaggio, un’attenzione per l’integrità e la vivibilità della città e dei paesi. Ci vuole un ceto politico capace di perseguire strategie innovative, il meno possibile interferente nella gestione delle amministrazioni e delle attività economiche, un’opinione pubblica critica ed attenta ai processi evolutivi intrapresi. All’idea, quindi, e al riscontro di una Basilicata omogeneamente grigia, disomogenea nella crescita e nello sviluppo da correlare, alla staticità delle iniziative politiche regionali, di una Basilicata fortemente compressa e condizionata da spinte giustizialiste, mi auguro – conclude Mattia – si possa instaurare e sostituire l’analogia dell’uniformità involutiva con la pelle di leopardo, ove almeno alcune macchie si possono caratterizzare per la loro capacità di esprimere una crescita autoctona che, per propagazione e trascinamento, potrebbero coinvolgere le aree meno dinamiche, rompendo quel fatalismo tradizionale in grado di far emergere una nuova competitività di sviluppo e di crescita civile per l’intero territorio regionale”.