“A dieci anni dalla morte di Craxi che hanno visto ben tre ministri del governo Berlusconi oltre ad esponenti di primo piano del Pdl partecipare ad Hammamet alla cerimonia di commemorazione, vorrei ricordare che sono stato l’unico in Consiglio regionale in occasione dell’ultima seduta del 13 gennaio scorso, intervenendo nel dibattito sull’abolizione del listino, a pronunciare quella che, ancora in molti ambienti di ex socialisti, per non parlare di quelli del centrosinistra, è una parola tabù”. E’ quanto evidenzia il consigliere del Pdl e vice presidente del Consiglio regionale Franco Mattia.
“Craxi – ho sostenuto nel mio intervento, come è possibile rileggere dal resoconto integrale – ottenne un forte consenso elettorale che lo portò alla guida del governo nazionale, un governo che durò fino al 17 aprile del 1987 e poi un sentimento ineluttabile di tragedia avvolse Craxi nella sua morte dieci anni fa, le cure mancate e negate e la viltà politica che avevano consegnato all’esilio il grande leader socialista diedero poi la misura della ferocia di una stagione italiana di ingiustizie, di libidinosa demagogia, di morbosa violenza politica. E’ andata peggio poi nell’87, con quella che definimmo la riforma elettorale truffa si tentò di riproporre o addirittura di eternizzare il teorema del bipartitismo, allora sostenuto dall’onorevole De Mita e dall’anomalia del compromesso storico di quei tempi, cioè dei due e onnipotenti soli, allora il Partito comunista e la Democrazia cristiana, che poi si sono rivelati non più eterni, rispetto ai quali i satelliti minori erano liberi di scegliere l’orbita in cui gravitare. Saltate per ragioni storiche le categorie del comunismo e dell’anticomunismo, democristiani e postcomunisti non possono più chiedere agli italiani un mandato per il predominio al governo o all’opposizione. Gli eventi storici, come sappiamo, hanno portato al consolidamento e al rafforzamento del bipolarismo, è questo il concetto che io voglio sottolineare, con una alleanza organica di formazioni che si richiamano al progresso e al rinnovamento della vita e dello stile della politica, ponendo la candidatura alla guida del paese. Oggi governa Berlusconi, che guida una coalizione riformista laico-cattolica di centro-destra. Il futuro può essere ancora incerto e difficile, ma certamente non appartiene né ai clerico-moderati né ai comunisti, ancorché travestiti. Può, se lo vorranno intensamente gli italiani, appartenere ancora al popolo della libertà per la politica liberale, riformatrice, modernizzatrice intrapresa”.
“Una cosa è chiara – conclude Mattia – il progetto riformista di Craxi non è ancora morto e nel Pdl la sensibilità socialista continua ad esserne la migliore interprete a Roma come in Basilicata. Anzi, il decennale della morte di Craxi è l’occasione per rivendicare al gruppo dirigente del Pdl lucano in vista delle regionali di alzare l’asticella del riformismo e della più nobile tradizione socialista individuando il candidato presidente che abbia nel suo dna politico questi valori”.