(ACR) AREA INDUSTRIALE TITO, ROSA: QUALE LO STATO DELL’ AMBIENTE?

Interrogazione dell’esponente del Pdl per conoscere “se dopo la segnalazione del tenente della Polizia provinciale, Giuseppe Di Bello, sia stato preso qualche provvedimento e se siano state effettuate analisi del sottosuolo e delle falde”

“Il 20 luglio 2009 – ricorda Rosa – il tenente della Polizia Provinciale, Giuseppe Di Bello, inviò una nota al Ministero dell’Ambiente e per conoscenza alle istituzioni locali preposte alla tutela dell’ambiente, tra cui il Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata e l’Arpab. La comunicazione – specifica il consigliere del Pdl -riguardava i ritrovamenti, dopo un sopralluogo presso l’ex Liquichimica Meridionale nella zona industriale di Tito, di alcuni contenitori con lacerazioni e lesioni, con dentro fanghi industriali di diversa provenienza, depositati in tre vasche di deposito di fosfogessi. Il funzionario provinciale – aggiunge Rosa – fece presente la pericolosità della situazione, poiché essendo le vasche non a tenuta stagna ed il fango non solidificato, la rottura dei contenitori poteva portare alla dispersione del rifiuto pericoloso nel sottosuolo e nelle falde che dall’ex stabilimento si riversano nel torrente Tora per confluire nel fiume Basento in direzione della Città di Potenza”.

“Conosciuto l’episodio e letto la precisa nota del tenente Di Bello – afferma Rosa – ho deciso che era opportuno interrogare il presidente della Giunta, Vito De Filippo e l’assessore all’Ambiente, Agatino,Mancusi, per conoscere se dopo la solerte segnalazione sia stato preso qualche provvedimento, se siano state effettuate analisi del sottosuolo e delle falde. Ma, reputo sia importante ed urgente, anche, sapere lo stato di qualità ambientale che comprende l’intera area industriale di Tito. E’ sempre il dilemma – sottolinea il consigliere – di saper coniugare sviluppo e salvaguardia dell’ambiente, saper coniugare la legittima libertà di impresa con il senso di responsabilità verso la società e l’ambiente stesso, un comportamento che, purtroppo, spesso manca nella nostra cultura e modo di essere, fino a dimenticare che la natura, l’ambiente, il ‘pianeta’ sono le risorse che dobbiamo lasciare ‘intatte’ ai nostri figli e nipoti”.

“In questi anni – dice Rosa – si parla molto di rispetto per la natura, di ambiente ed ecologia, persino di ‘green economy’ e, a volte, ho la sensazione che diventano discorsi di moda per molti, forse troppi, senza un comportamento conseguente nella vita di tutti i giorni. Fermo restando il rispetto delle leggi e della legalità, cui tutti sono tenuti compreso chi crede che il profitto e la produzione selvaggia siano senza regole e principi assoluti, le autorità competenti e l’intera classe dirigente devono essere sempre vigili nel controllare e nell’intervenire dove vi siano segnalazioni di criticità, senza aspettare che si arrivi ad stadio di inquinamento a volte irreversibile. La Basilicata, come abbiamo letto in molti rapporti compreso l’ultimo di Legambiente, sta diventando una terra di reati ambientali e di piccole e grandi ecomafie. Non possiamo permetterlo – conlude Rosa – e non dobbiamo, altresì, permettere che avvelenino la nostra terra. Credo che il tempo di soprassedere sia finito e che debba iniziare quello della ‘tolleranza zero’, ma partendo, anche, dalle negligenze e dalle disattenzioni di chi è preposto a sorvegliare e controllare”.

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