A SAN MAURO FORTE LA TRADIZIONALE SAGRA DEL CAMPANACCIO

(Artè) San Mauro Forte (Mt) – Un rumore cupo, fragoroso, as­sordante pervade le strade ed i vicoli, si arrampica fino alla bella torre normanna. dilaga tra i se­colari maestosi ulivi della vicina campagna, per andare poi a mo­rire lontano. È la sagra del campanaccio, che, ogni anno, il16 gennaio sconvolge la quieta sonnolenta esistenza di San Mauro Forte ridente centro, di circa 3000 abi­tanti, della collina materana. Il rito antichissimo, è legato alla festa di S. Antonio Abate, ma introduce anche alle ingenui follie del Carnevale. Gruppi numerosi di uomini di ogni eta, dunque, girano rumo­rosamente per le strade del pae­se, provvisti di enormi campani armentizi. che essi suonano, te­nendoli abilmente tra le gambe. I campanacci sono di sesso ma­schile e femminile: I “maschi” sono più lunghi ed hanno il ba­tacchio che fuonesce dalla boc­ca di qualche centimetro, mentre le “femmine” sono piuttosto lar­ghe. Sono evidenti l'allusione sessuale e li valore simbolico. Ai Campanacci, infatti, é attribui­ta una funzione apotropaica e propiziatoria: ad essi tocca il de­cisivo compito di stornare ogni forma di malanno, come ad e­sempio la grandine e di asse­condare la fecondità dei campi e l'abbondanza delle messi. Non occasionate è la stessa presenza di una spiga di grano sui mantelli o sugli improvvisati cappelli di paglia, spesso ricavati da qual­che vecchia damigiana, che co­stituiscono parte notevole dello stravagante abbigliamento degli uomini dei campanacci. Altro elemento essenziale e si­gnificativo della sagra è il maiale e non è un caso che il 15 genna­io, festa del patrono “San Mauro ABATE”, abbia inizio la tradizionaie cerimonia dell'uccisione del por­co, che termina proprio la sera del 17. Nelle credenze religiose popolari il maiale simboleggia il male e nella iconografia di “Sant'Antonio” proprio il maiale “incarna” le molte seducenti tentazioni del diavolo.
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