Riceviamo e pubblichiamo una nota del segretario aziendale Uil Fpl Regione Basilicata,
Rocco Giorgio
“La Basilicata attraversa una fase molto delicata, per le contingenze politiche e, credo, per la diffusa rassegnazione che alligna nella nostra piccola comunità e nei luoghi di lavoro.
E’ come se ci trovassimo in una palude vivendo il dramma dell’impossibilità di uscirne.
Lentamente, nel corso degli anni, la mediocrazia ci ha travolti e non ce ne siamo accorti.
I mediocri sono entrati nelle stanze dei bottoni, comandano la politica, l’apparato amministrativo e ci spingono ad essere come loro, standardizzati, mai disturbare e soprattutto mai far nulla che possa mettere in discussione l’ordine esistente. La mediocrità è stata eletta a modello.
I mediocri non sempre sono incompetenti, ma la loro competenza, quando c’è, deve servire a farli collocare su quella linea mediana che non genera rischi destabilizzanti, dimostrando così di essere affidabili.
La mediocrazia non fa leva sulla capacità e l’impegno del singolo ma sulla sua attitudine al conformismo.
E così, col trascorrere del tempo, si abbassa la qualità del lavoro dei dipendenti regionali e, in un ambiente così modellato, dove la mediocrità rende mediocri, risulta difficile, se non impossibile, vedere un mondo lavorativo diverso e migliore.
L’amministrazione, i lavoratori e, in parte, anche i sindacati, sono stati anestetizzati dalla mediocrazia, si sono progressivamente adeguati ed assuefatti, dimenticando la loro missione ed equivocando diritti e doveri. Nel tempo è stata alimentata l’alienazione del lavoro, siamo diventati i nemici di noi stessi, oltre che dei cittadini, ai quali, più di una volta, anziché servizi procuriamo fastidi.
Non è facile né semplice uscire dalla mediocrità, che sembra aver conquistato un solido predominio culturale, nella politica, sui luoghi di lavoro ed anche nel sindacato.
Penso che una piccola comunità, se vuole sopravvivere, deve sconfiggere la mediocrazia, a partire dall’amministrazione regionale, per tentare di risalire la china.
Serve un grande movimento di idee e di iniziative dei sindacati e dei lavoratori regionali, un sussulto di coraggio dignità ed orgoglio, per contrastare questa deriva.
Lo dobbiamo a noi lavoratori regionali per contrastare la strisciante alienazione sul posto di lavoro, lo dobbiamo ai cittadini che hanno diritto a servizi migliori e lo dobbiamo ai tanti che sono partiti dalla regione ed a quelli che ancora sono rimasti per dar loro una prospettiva di speranza ed evitare un ulteriore triste e lento esodo. E, in tutto questo, mi auguro che la politica ritrovi il senso di una missione che ha completamente smarrito”.
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