Criticità e buone idee caratterizzano il Documento strategico della Zona economica speciale (ZES) Jonica consegnato di recente al Governo dalle Regioni Puglia e Basilicata. Viva è stata l’attesa di un documento nuovo, fuori dai canoni consueti dei pianidescrittivi dell’esistente e prescrittivi di interventi proposti. È quanto si legge in una nota stampa del segretario regionale Uil, Carmine Vaccaro e Giancarlo Vainieri, presidente del Centro studi sociali e del lavoro Basilicata.
Certo – è scritto – ci si aspettava di più ,qualcosa di più ardito e più esposto verso il nuovo sviluppo di una area interregionale vasta. Un maggior rigore e coerenza, date le premesse e le finalità delle Zes , un vero scuotimento ,una tramutazione delle strategie imprenditive e di animazione locale. La sfida è di trovare un guizzo,un genius,una sintesi superiore che faccia muovere le connessioni funzionali, i flussi, le relazioni da potenziare tra diversi vasti territori per sedimentare un modello di nuova economia ‘attiva’ ,di interscambio tra terra e mare. “Ci vuole una terra per vedere il mare”: dice uno studio dell’Unione industriali di Napoli. Per intanto serve uno schema operativo che colleghi insieme l’ ‘interno’e l’ ’esterno’della Zes Jonica. L’interno dei territori appulo-lucani, ripercorrendo le suscettività produttive delmanifatturiero, dell’agro-collinare , dell’intensivo’di pianura edelle reti ecologiche, valorizzando qualità e specializzazioni.
Ora come fare per mobilitare le notevoli risorse agevolative previste dalla Zes e per seguire,imitare i modelli virtuosi delle Zes? Intanto – continua la nota – consolidare nella Zes Jonica le connessioni presenti o potenziali di carattere economico funzionali tra le diverse aree ,invero molto numerose, a rischio di dispersione e frammentazione degli interventi. Le piastre produttive del salotto,quella dell’automotive che necessita anche di innervazioni nei distretti meridionali sul modello Abruzzo,le inter-relazioni dell’aerospazio,dell’agroalimentare.Ma anche la rivisitazione in chiave interregionale di snodi logistici quali la piattaforma di Ferrandina e l’apice autostradale di Candela privo di qualsiasi server a flussi di mobilità di livello meridionale. Su questi temi occorrono progetti non stantii, proiezioni e scenari per dare credibilità e valore alle scelte formulate.
Quali formule e strumenti adoperare per coinvolgere i soggetti nel progetto Zes ? Come ha fatto la Puglia – si legge ancora- è utile favorire un mix di strumenti e di incentivi basati su analisi storiche e prospettiche del territorio e delle sue economie,con misure (TecnoNidi) a favore delle start-up innovative, con la promozione di partnership, tecnologiche pubblico-private improntate su ricerca industriale e sviluppo sperimentale (InnoNetwork), finanziamento di progetti pilota di sperimentazione di soluzioni innovative (InnoLabs). Essenziali, poi, i distretti tecnologici, l’apertura della Regione – e con essa dei porti, delle Università, delle agenzie strumentali e dei centri di ricerca – allo scambio costruttivo di esperienze e best practice su scala nazionale, europea. Ora è chiaro che occorre partire da Matera e dal territorio contermine, con le innumerevoli cose produttive e la ‘potenza-in atto’di Capitale europea della cultura. Ci sono almeno dieci cose da fare, tra le quali avviare ‘qui ed ora’ una sperimentazione,una simulazione di come debba funzionare ‘per storia ed invenzione’ la Zes appulo-lucana. Un pacchetto di misure che prefigurino già un modello di Zona speciale, definito nei profili e nelle finalità in modo coerente.
Una sorta di anticipazione sperimentale della Zes Jonica – conclude- con una temporizzazione congrua (biennale) ed una di più medio periodo. Una sfida di corresponsabilità ,tutt’affatto nuova, che può funzionare se lo scatto ideale contagia tutte le parti per fare una Zes di alto livello.