Ferrone (Art 1-Mdp/Leu) su politiche governo nazionale

“Le conseguenze più gravi della scellerata politica del Governo Lega-M5S, oltre che nella scuola, nella sanità, sui problemi veri dei cittadini italiani, si scaricano sulle popolazioni del Mezzogiorno e delle aree più interne come il Melandro-Marmo-Platano, dove ogni coraggioso impegno di amministratori locali, organizzazioni sociali e civiche per favorire la rinascita economica, il benessere sociale, l’accoglienza dei migranti, il permanere dei giovani si infrange contro la visione del puro assistenzialismo e dell’interesse per il Nord. La prova più clamorosa è il Documento di Economia e Finanza”. Lo sostiene in una nota Carmine Ferrone, dirigente provinciale Art. 1-Mdp/Leu. “E’ intollerabile – prosegue – che una Manovra di Bilancio che punta ad aprire un contenzioso forte con l’Europa abbia cancellato del tutto il Mezzogiorno. Nessun progetto di sviluppo, nessun intervento strutturale, solo assistenza: hanno preso voti al meridione promettendo il cambiamento ma lo hanno dimenticato. Grazie ai voti del Sud, il Movimento Cinque stelle è diventato il primo partito italiano; grazie ai consensi del Meridione, la Lega è diventato il partito leader del centrodestra. Hanno promesso un cambio di rotta ma si pensa solo a misure assistenziali, con uno sguardo alle prossime scadenze elettorali, senza una visione progettuale. La verità è un’altra. Lo Stato negli ultimi venticinque anni si è ritratto nei confronti del Mezzogiorno. Le conseguenze sono la perdita di 500 mila posti di lavoro rispetto al 2008 e l’aumento del numero delle famiglie in povertà assoluta. Negli ultimi 16 anni se ne sono andate quasi due milioni di persone. Bisogna cambiare le politiche per il Mezzogiorno, a partire – continua Ferrone – dalla capacità di spesa dei Fondi europei. Servono nuove azioni su investimenti e lavoro: sgravi fiscali e contributivi, infrastrutture economiche e sociali, riequilibrio dei servizi pubblici essenziali. C’è una nuova questione meridionale e sta nell’apertura delle frontiere mediterranee: significa logistica, grandi infrastrutture e scambi commerciali. Ci vogliono idee e proposte innovative, sia in sede europea che nazionale, che il governo Lega-Cinquestelle non mette in campo. Noi in Basilicata abbiamo una ravvicinata opportunità per dare un segnale politico al duo Salvini-Dimaio che i voti ottenuti al Sud non sono un consenso permanente e ancor più una delega in bianco. Le elezioni regionali diventano perciò non solo la scadenza per cambiare e rinnovare modalità e contenuti di governo territoriale ma per recuperare i consensi dei tanti elettori delusi da Lega e M5S. Pregiudizialmente bisogna ripartire dall’umiltà e dalla consapevolezza di aver commesso degli errori. La Basilicata ha bisogno di gente umile per riprendere il percorso dello sviluppo e del benessere sociale stoppando ogni tentativo populista, sovranista e del centrodestra. La sinistra e quello che sarà il nuovo centrosinistra hanno un compito storico da assolvere: la Basilicata e il Mezzogiorno non hanno bisogno di assistenzialismo ma di classi dirigenti convinte che non c’è futuro per il Paese se il Mezzogiorno non riparte. E il reddito di cittadinanza immaginato dai 5Stelle è quanto di più lontano ci possa essere dall’ inclusione attiva e dall’inclusione sociale vale a dire accompagnare i disoccupati verso un lavoro vero, dignitoso e duraturo proprio come sta accadendo da noi con il primo gruppo di operai forestali appartenenti – conclude – alla graduatoria dell’ex Reddito di Cittadinanza”.
 

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