Lucani insigni 2017, Michele De Bonis

Una carriera costellata da successi e soddisfazioni, quella del cardiochirurgo di fama mondiale che vive ogni esperienza professionale come una missione che cerca di trasmettere ai giovani: “Siate interessati, curiosi e critici”

E&rsquo; Michele De Bonis, originario di Pietragalla, uno dei &ldquo;Lucani Insigni 2017&rdquo; a cui il Consiglio regionale della Basilicata ha conferito il prestigioso riconoscimento. Professore di Cardiochirurgia presso l&#39;Universit&agrave; Vita-Salute San Raffaele di Milano, con un curriculum di altissimo livello. Sono tante le sue specializzazioni e le sue competenze. Dopo aver conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia, si &egrave; specializzato in Cardiochirurgia presso l&rsquo;universit&agrave; Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Ha maturato diverse esperienze presso il dipartimento di Chirurgia cardiovascolare e toracica ad Aalst in Belgio e il St. George&rsquo;s Hospital di Londra. E&rsquo; decisamente vasta anche la sua attivit&agrave; accademica nei corsi di laurea in Medicina e Chirurgia, nel corso di laurea in Scienze infermieristiche e nella Scuola di specializzazione in Cardiochirurgia dell&rsquo;Universit&agrave; San Raffaele di Milano. Opera in tutti gli ambiti della cardiochirurgia dell&rsquo;adulto e nella chirurgia riparativa della valvola mitrale e della valvola tricuspide. Componente di importanti comitati tecnico scientifici, nazionali ed internazionali &egrave; autore e coautore di oltre 140 pubblicazioni<br /><br />De Bonis, premiato a Venosa, ha ricordato quando e come &egrave; nata la passione per la cardiochirurgia: &ldquo;Al liceo classico, le alternative a cui avevo pensato, quali ingegneria o studi di tipo economico, non avevano la valenza direi umanistica verso cui mi sentivo portato. Pensavo &ndash; racconta – molto a cosa avrebbe reso felici i miei genitori. La mia, era una famiglia semplice e avevo maturato molto presto la consapevolezza che il mio futuro sarebbe dipeso esclusivamente da me, dal mio impegno e dal mio sacrificio. Desideravo, ripagare in qualche modo i miei genitori della libert&agrave; che mi concedevano e degli sforzi che facevano perch&eacute; io continuassi i miei studi. Sognavo, poi, una bella famiglia. Anche in questo ho ricevuto pi&ugrave; di quanto potessi sperare&rdquo;.<br /><br />E di strada ne ha fatta tanta: oltre 5000 gli interventi maggiori di cardiochirurgia, 2500 dei quali eseguiti come primo operatore. Specializzato nella riparazione mitralica e tricuspidalica e nei sistemi di assistenza ventricolare (i cosiddetti cuori artificiali). La chirurgia mininvasiva e gli approcci trans-catetere sono attualmente i temi di maggiore interesse del professor De Bonis.Tra le altre cose, &egrave; anche inventore di un dispositivo trans catetere originale per il trattamento percutaneo del rigurgito tricuspidalico.<br /><br />Sogni realizzati lontano dalla sua terra d&rsquo;origine. De Bonis &egrave; un &ldquo;cervello in fuga&rdquo;, ma ha vissuto esperienze professionali che hanno valorizzato il suo talento facendogli collezionare innumerevoli specializzazioni<img alt="Michele De Bonis con la task force gruppo di esperti europei per redazione linee guida" src="/consiglionewcma/files/images/03/41/31/91/IMAGE_FILE_3413191.jpg" style="width: 480px; height: 320px; border-width: 2px; border-style: solid; margin: 2px; float: right;" />. Non per questo ha reciso il filo che lo lega alla Basilicata. Un legame che va al di l&agrave; della residenza: &ldquo;Genuina, calorosa, semplice, ospitale&rdquo;. E&rsquo; cos&igrave; che definisce la Basilicata per poi aggiungere: &ldquo;Ho dei ricordi bellissimi. La mia infanzia &egrave; legata a quei colori, a quei profumi, a quella quiete. I miei nonni, i lavori in campagna, le uscite con gli amici, lo sport, le feste patronali. In estate migliaia di emigranti tornavano con le loro famiglie e noi ragazzi tornavamo ad incontrare i nostri coetanei che vivevano al nord e che erano ormai diventati i nostri amici per cos&igrave; dire &lsquo;stagionali&rsquo;. Era bello, ci sentivamo al centro del mondo, ma sapevo che la mia vita non sarebbe stata l&igrave;&rdquo;.<br /><br />Sorriso dolce e accogliente che sa di gentilezza ed educazione. Un sorriso vero che non ti aspetteresti da una personalit&agrave; nel campo della cardiochirurgia. Lo ascolti e comprendi che nelle sue parole c&rsquo;&egrave; il senso profondo del suo mestiere, i suoi successi e i suoi fallimenti. E infatti, quando parla della sua professione racconta: &ldquo;Per me &egrave; un privilegio, un dono essa stessa. Ci viene offerta l&#39;opportunit&agrave; unica di mettere la nostra vita al servizio degli altri, di essere strumenti di guarigione e di bene per persone che affidano a noi la loro vita, i loro affetti pi&ugrave; cari. &Egrave; una responsabilit&agrave; immensa, quotidiana che ci obbliga ad avere sempre il massimo della competenza e un infaticabile desiderio di essere d&#39;aiuto. Per quanto mi riguarda, non riuscirei senza la fede che mi accompagna e che sento viva nel mio cuore&rdquo;.<br /><br />Insomma, la sua vita si muove sul filo dell&rsquo;equilibrio: ali e radici. Le ali sono le passioni, gli interessi che lo hanno portato lontano dalla sua casa. Le radici, invece, sono le ragioni del cuore e si nutrono di valori, tradizioni e sentimenti che ha assorbito dalla sua terra e che custodisce gelosamente. A fare da collante l&rsquo;organo umano sempre al centro del suo lavoro, quell&rsquo;organo primario che restituisce il senso della sua attivit&agrave; professionale. Lui che il cuore lo prende tra le mani, ne sente il battito, a volte rallentato a volte accelerato. Lui che il cuore lo definisce come &ldquo;una delle infinite meraviglie della creazione e che, nonostante gli sforzi per creare un cuore artificiale siano stati decisamente notevoli, nessuno mai potr&agrave; riprodurre la sua bellezza, armonia, plasticit&agrave; ed efficienza perch&eacute; il suo battito &ndash; dice – &egrave; il segno stesso della vita, del suo scorrere meraviglioso e inarrestabile, del tempo che ci viene concesso per scegliere chi essere e in cosa credere&rdquo;.<br /><br />I suoi sogni lo hanno sempre spinto a guardare lontano con la certezza tipica di chi ama ci&ograve; che fa e di chi ha una visione ampia della propria vita: &ldquo;Io ho sempre interpretato il mio lavoro di cardiochirurgo &ndash; racconta – come l&#39;insieme di attivit&agrave; clinica, ricerca e didattica ed ho avuto la fortuna di ritornare, circa 20 anni fa, dall&#39;Inghilterra dove mi trovavo, al San Raffaele di Milano dove ho un incarico di dirigente primariale, direttore della scuola di specializzazione e professore universitario. Questa situazione, in un centro di cardiochirurgia molto importante, mi ha consentito finora di realizzare appieno i tre aspetti che ritengo essenziali nella mia professione ed &egrave; questa la ragione per la quale finora non ho sentito l&#39;esigenza di guardare altrove&rdquo;. Esempio di talento, ma anche determinazione e tenacia. Tutti ingredienti essenziali per realizzare i propri sogni. Ai giovani che desiderano intraprendere una carriera medica come la sua dice che si tratta di una professione che &ldquo;in mancanza di passione, spirito di abnegazione e sacrificio, capacit&agrave; di gestire a lungo termine situazioni ad alto stress sarebbe meglio non intraprendere. E poi una cosa che amo ripetere &egrave; quella di avere un&rsquo;adeguata predisposizione alla ricerca, ai suoi principi ed alle sue metodiche. &Egrave; un patrimonio da acquisire presto e che varr&agrave; per sempre. Trascorrete &ndash; dice De Bonis rivolgendosi ai giovani – un lungo periodo di formazione in altri centri, in particolare nei migliori dipartimenti europei o nordamericani; siate interessati, curiosi e critici e coltivate contatti internazionali&rdquo;.<br /><br />Ma le difficolt&agrave; non mancano. A fronte di tante vite salvate e tanti sorrisi donati, a chi forse non ci sperava pi&ugrave;, ci sono stati anche i momenti difficili. &ldquo;Questo &ndash; aggiunge il cardiochirurgo – &egrave; l&#39;aspetto in assoluto pi&ugrave; delicato ed emotivamente coinvolgente del nostro lavoro. Quando, nonostante tutti gli sforzi, non si riesce a salvare una vita, la sofferenza che si prova &egrave; immensa. Comunicare a parenti e amici che non rivedranno pi&ugrave; la persona che amavano &egrave; straziante e ci si porta a lungo nel cuore il dolore che si &egrave; provato. Ricordo una signora giovane, estremamente grave, che dopo un intervento molto complesso non super&ograve; il decorso in terapia intensiva. Avrei fatto di tutto perch&eacute; vivesse. Mor&igrave;. Sono trascorsi pi&ugrave; di 10 anni. Aveva un figlio di 9 anni. Il dolore che avr&agrave; provato quel bambino continua a tornarmi in mente. E&#39; un pensiero che non mi abbandoner&agrave; mai&rdquo;. (A. D. M.)<br /><br />Fonti<br /><br />http://www.unisr.it/k-teacher/de-bonis-michele/&nbsp;<br />http://www.cardiopeople.com/esperto.php?id=86&nbsp;<br />https://www.ctsnet.org/home/mdebonis&nbsp;<br />https://www.ctsnet.org/home/mdebonis&nbsp;

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