Lavoro, Romaniello: “Stop alla precarietà”

Il consigliere nel commentare gli ultimi dati Istat, critica l’idea del Governo di reintrodurre i voucher e auspica la costruzione di una forza politica unitaria, progressista e riformista che metta al centro il lavoro e i diritti dei lavoratori

&ldquo;Nel mentre il Governo giallo-verde prosegue nella sua incessante campagna elettorale, i dati diffusi ieri dall&rsquo;Istat relativi al mese di giugno, dimostrano che si &egrave; verificata una forte frenata del mercato del lavoro rispetto all&rsquo;inizio del 2018. Stando ai dati dell&rsquo;Istat, infatti, mancano 49.000 occupati e soprattutto si registra un decremento dei dipendenti stabili che raggiunge un flessione di 56.000 unit&agrave;&rdquo;. E&rsquo; quanto evidenzia il consigliere del Gruppo misto, Giannino Romaniello.<br /><br />&ldquo;Lavoratori sempre pi&ugrave; precari, e sempre pi&ugrave; giovani in cerca di occupazione. Queste &ndash; prosegue il consigliere – le due piaghe del mercato del lavoro italiano, che continua a registrare dati peggiori rispetto alla media europea, la costante ripresa dell&rsquo;occupazione continua a caratterizzarsi per il costante aumento dei contratti a termine e per la riduzione dei tempi indeterminati segno della debolezza e della scarsa fiducia nel nostro sistema produttivo. Quello che cresce rispetto al trimestre precedente &egrave; il lavoro precario e quindi a termine, frutto di politiche neoliberiste e di destra, in piena continuit&agrave; con le politiche degli ultimi anni che noi abbiamo sempre fortemente contrastato&rdquo;.<br /><br />Per Romaniello &ldquo;la volont&agrave; politica del Governo di reintrodurre i voucher va esattamente nella direzione della precarizzazione del lavoro, altro che dignit&agrave; come la definisce Di Maio nel&nbsp; decreto in discussione in questi giorni. Il Governo non reintroduce l&rsquo;art.18 come dichiarato da Di Maio in campagna elettorale e fa registrare un passo indietro allarmante in merito alla reintroduzione dei voucher rimettendo in discussione e annullando nei fatti la riforma dei voucher fatta dal governo Gentiloni, nel marzo dell&#39;anno scorso proprio allo scopo di evitare il referendum proposto dalla Cgil, e a sostegno del quale avevano firmato un milione e mezzo di italiani. Il ricorso ai buoni lavoro si &egrave; drasticamente ridotto e le aziende che prima li usavano perch&eacute; pi&ugrave; convenienti si sono indirizzate su altre forme di contratti&quot;.<br /><br />&ldquo;Il Decreto Dignit&agrave; con l&rsquo;avanzare dell&rsquo;idea sempre pi&ugrave; realistica di una nuova liberalizzazione dei voucher rispetto al regime attuale &ndash; aggiunge ancora l&rsquo;esponente di Art.Uno Mdp – riprende la semplicistica idea secondo cui una maggiore flessibilit&agrave; viaggia parallelamente con un aumento occupazionale. Sbandierare l&#39;obiettivo di voler ridurre la precariet&agrave; del mercato del lavoro e poi reintrodurre i voucher che sono l&#39;emblema della precariet&agrave; pi&ugrave; spinta &egrave; insensato oltre che, rende bene l&rsquo;idea di quella che &egrave; la scarsa caratura di questo governo che indossando l&rsquo;abito del populismo non fa altro, nei fatti, di perseverare in politiche neoliberiste e che nulla hanno a che vedere con un contrasto vero alla precariet&agrave;. In agricoltura come nel turismo ci sono diverse forme di contratto di lavoro dipendente che rispondono in maniera efficace al bisogno di flessibilit&agrave; di questi settori. Ricorrere ai voucher, come il Governo intende fare, &egrave; un modo per ridurre ancora i diritti dei lavoratori e le ragioni non hanno a che fare con il bisogno di flessibilit&agrave; di assumere, ma con la volont&agrave; di risparmiare sui costi di attivazione dei contratti di lavoro&rdquo;.<br /><br />&ldquo;In Italia c&#39;&egrave; bisogno di incentivare lavoro dignitoso, contrattualizzato, con tutele, e non di lavoro occasionale che si trasforma in sfruttamento. La sfida della sinistra &ndash; conclude Romaniello – deve partire da qui, dalla necessit&agrave; di costruire una forza politica unitaria, progressista e riformista che metta al centro il lavoro e i diritti dei lavoratori. Serve investire in infrastrutture, nell&rsquo;avanzamento tecnologico delle aziende per renderle pi&ugrave; competitive nel mercato globale, serve sostenere chi assume partendo dal principio che la dignit&agrave; dei lavoratori e del lavoro in senso ampio, non pu&ograve; essere barattata in nessun modo, consapevoli che la stabilit&agrave; del lavoro, il non essere assillati dal termine del contratto, determina serenit&agrave; ed aumenta la produttivit&agrave; del lavoro stesso&rdquo;.<br /><br />

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