Riordino sanitario, il commento della Uil Fpl

Antonio Guglielmi Segretario Regionale UIL FPL Basilicata e Giancarlo Vainieri Presidente Centro Studi Sociali e del Lavoro Basilicata hanno diffuso la seguente nota sul riordino sanitario.
“Certo l’approdo delle modifiche legislative in qualche modo tradisce la ricchezza degli apporti di una discussione durata circa un anno. Si sono capovolte le diverse parti del sistema, rivoltandolo alla ricerca di un nuovo assetto che non si concludesse con il semplice togliere-mettere gli ospedali da una azienda all’altra..
Le aperture ed i varchi, tuttavia, per far avanzare le cose ci sono. Il Consiglio ha rinviato ad altri provvedimenti la concreta attuazione della riclassificazione degli ospedali ed ha propugnato a sei mesi il varo del nuovo Piano sanitario.
Tuttavia ancora una volta è prevalso lo schema di modificare i ‘contenitori’ e non ‘i contenuti’, la sostanza delle questioni sanitarie. Che per la gran parte sono problemi che attengono la qualità delle prestazioni, del lavoro in sanità, del modo di ‘fare salute’, di quello che con un termine attuale si chiama ‘compossibilità’.
Non solo far funzionare il sistema con il rispetto di standards, ma rendere possibile una buona cura con le risorse necessarie alla buona cura. Perché se ci si limita, come si sta facendo, a condizionare gli atti dei medici e degli operatori riducendo i consumi, le finalità ‘nobili’ del sistema sanitario ‘vanno a rotoli’.
Ora le domande sono ancora le stesse. Come si fa ad aggredire partendo da un modello di sanità ‘compossibile’ la rigidità di ‘giunture’ del sistema che non funzionano bene?
Le lunghe liste di attesa, il rapporto volumi esiti e poi la radicalità della mobilità sanitaria passiva, sono elementi di forte preoccupazione.
Le cause di queste disfunzioni sono plurime, ma alcune sono da riportarsi ad una sorta di riduzione della diffusione e ‘presenza’ sul territorio delle strutture assistenziali e ad una applicazione ‘meccanica’ di misure quali la riduzione dei PL, dei ricoveri etc. senza una adeguata compensazione di presidi assistenziali di comunità, senza la rete dei servizi distrettuali, senza un accesso unico ai servizi anche per bisogni di tipo sociale.
E’ come se si dovesse tenere sempre aperto il ‘quaderno’ del confronto delle singole unita operative con gli standard per guidare una transizione nella quale i servizi,le discipline,sono verificate e soppesate, specie quelle della sfera chirurgica e sono o confermate o poste in ‘aggiustamento’, in osservazione su base dipartimentale o per aree omogenee o decentrando i servizi sul territorio.
E’ più di un ventennio che nella regione ed in sede nazionale le contraddizioni del sistema finiscono per scaricarsi nella riduzione e nel de-finanziamento del sistema. Fino a ridurre il sistema sanitario italiano il più sottofinanziato in Europa. Che poi significa ricorrere più frequentemente alla spesa dei cittadini..
L’ossessività dei conti è diventato il fenomeno dietro cui coprire tutto: sostanzialmente l’invarianza del sistema, dimenticando che l’aspetto dei conti è da riferire non più ad una contabilità finanziaria sparita con la riforma aziendalista dal Dlgs 502, ma ad una azienda ed ai suoi processi di patrimonio e di produzione.
Nella Regione si è usata la ricetta efficientista di puntare ai contenitori al ‘gigantismo ‘delle aziende, accentuando gli aspetti giuridico-formali delle stesse, perdendo di vista i progetti ed i processi aziendali che incidono sul prodotto-salute. Quanti processi decisi con l’aziendalizzazione della Lr 12 in questi otto anni sono ancora in definizione??
Intanto non si è fatta pianificazione dal piano del’ 97,modificato a ‘pezzi’ come per lo scorporo dell’ospedale di Pescopagano o con norme di legge per contenere a ‘catenaccio’ i Posti-letto etc.
Fino al Piano della salute del 2011 che ha proclamato retoricamente mille innovazioni,senza minimamente spostare un paletto della pratica socio assistenziale. Un piano light con nessuna misura attuativa.Tant’è che ancora oggi ci troviamo a dover aggredire p.es. l’avvio del distretto della salute che è bene ribadire deve essere contestuale al riordino ospedaliero.
Ora il tema vero è quello di promuovere un governo organico ed articolato delle questioni socio sanitarie in modo ‘verticale ed orizzontale’.Bloccando la tentazione di approcciare per ‘pezzi e pezzetti’ le tematiche. Questa operazione si può fare con il nuovo Piano sanitario e con la attuazione del Piano socio assistenziale che occorre riallineare in un vero Piano di salute regionale.
Verticale perchè la Regione non può sottrarsi dall’effettuare un salto culturale nel dettare linee strategiche all’altezza dei tempi. Orizzontale perchè la dimensione del Piano deve vivere nei’ luoghi’, dei bisogni e dell’anima sociale degli operatori ,del lavoro sanitario e delle comunità.
La sfida di fondo. Oggi la salute non si ‘tutela’ semplicemente. La si costruisce con dei programmi intersettoriali, la si costruisce con le relazioni, la si costruisce con il malato, la si costruisce con una buona medicina, la si costruisce con il cittadino, con le informazioni, con la partecipazione.
Quindi e si prenda il largo a partire da un cambiamento di visioni. A partire dalla ricchezza delle istanze territoriali ed associative, alla gratuità della loro carica altruistica, anche prefigurando nuovi organismi di partecipazione..
A ben vedere il tema strategico è quello del lavoro in sanita. . Se ripensiamo il lavoro si può superare la sua de-capitalizzazione. Se ripensiamo l’organizzazione del lavoro si possono risolvere i problemi dei ruoli professionali, stessa cosa per l’ospedale ,la medicina generale, la specialistica e per i problemi dell’allocazione delle risorse.
L’idea politica è: – ripensare il lavoro per qualificare il fabbisogno – creare le condizioni per retribuire almeno in parte il lavoro con i risultati di salute che esso produce, retribuendo le convenienze prodotte (riduzione delle diseconomie, lotta alle anti economie ecc. riprogrammare il processo di produzione della salute coinvolgendo il territorio e quindi riducendo spesa ospedaliera. Insomma la macchina della sanità non va a soldi ma va ‘a lavoro ’. Come? Riprendendo l’ispirazione sociale dei primi contratti aziendali degli anni 90 e si è trasfuso in regione in grandi progetti che devono essere ancora di riferimento. La prima aziendalizzazione di qualità del S. Carlo, lo spirito aziendale e sociale dei primi anni 2000, l’Ircss di Rionero nato dal ‘prato verde’, i Dipartimenti di qualità come l’oculistica di Venosa e la reumatologia del S. Carlo di Potenza..
Tutti i sistemi che si limitano a curare le malattie sono intrinsecamente insostenibili. I sistemi sostenibili argomentano gli economisti che guardano al sociale sono quelli che bilanciano i costi della cura con la produzione di salute”.
bas04 

    Condividi l'articolo su: