“La comunità pisticcese segue con grande attenzione lo sviluppo dell’ inchiesta sulle attività organizzate per il traffico e lo smaltimento illecito di rifiuti del centro oli di Viggiano dell'Eni, in particolare per il collegamento con le attività di trattamento da parte di Tecnoparco ValBasento di reflui di provenienza dal Centro Oli e da altre attività industriali regionali ed extraregionali”.
Lo afferma Rossana Florio, consigliere provinciale Matera e comunale Pisticci.
“Le indagini, che sono una prosecuzione di quelle già avviate da tempo, riaprono una ferita profonda che – aggiunge – chiama in causa responsabilità di natura istituzionali, in attesa che si accertino responsabilità di altra natura. E’ da anni che sono impegnata a tenere alta l’attenzione e la vigilanza della comunità pisticcese (e non solo) sulla questione della tutela dell’ambiente, della salute dei cittadini e delle attività produttive (principalmente agricole) nell’area di Pisticci, questione che resta una priorità da affrontare con misure straordinarie ed adeguate. Ricordo che dal novembre 2014, dopo le tracce di radioattività registrate dall’Arpab in alcuni campioni d’acqua di deiezione provenienti dalla Val d’Agri e la rottura nell’oleodotto in territorio di Pisticci, sostengo la necessità che si faccia chiarezza su quanto accade a Tecnoparco perché in Val Basento diventa sempre più difficile vivere la quotidianità: arrivano rifiuti un po’ da tutte le parti d’Italia, oltre che dall’area di estrazione e produzione del petrolio, si ripete periodicamente la “questione miasmi”. Qualcuno ricorderà la “trovata” del presidente della decima Commissione del Senato (Industria), sen. Massimo Mucchetti, esponente del Pd, di programmare la deportazione dei pisticcesi per superare i miasmi prodotti da Tecnoparco, quale prezzo da pagare per gli interessi delle lobby del petrolio. Un’idea semplicistica di spostare il quartiere residenziale, tanto – secondo le parole del suo sostenitore – per 6-700 persone non è un costo elevato, che è un esempio di politica che non ci appartiene come l’esempio di commistione con gli affari che emerge in queste ore dall’inchiesta giudiziaria. Per uscire da questa situazione c’è bisogno di tre azioni: bonifica, controllo e trasparenza”.
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