Quando l’industria italiana ha aperto le sue porte agli intellettuali – poeti e artisti, scrittori e disegnatori – la pubblicità si è arricchita di un elemento altamente innovativo: la creatività. È questo il messaggio che emerge dalle pagine del poderoso volume della Fondazione Pirelli “Una Musa tra le ruote. Pirelli un secolo di arte al servizio del prodotto (Corraini edizioni, Mantova 2015), presentato a Montemurro lo scorso 28 novembre presso l’Ex Convento di San Domenico. Proprio dal piccolo borgo lucano partì l’eclettico Leonardo Sinisgalli alla volta dei colossi produttivi italiani come Olivetti, Pirelli, Finmeccanica, Alitalia, Eni, dove si occupò di pubblicità e riviste aziendali, grazie alla sua straordinaria capacità di fondere cultura e tecnica.
Come ha osservato Gianni Lacorazza, saggista ed esperto di comunicazione, la spinta innovativa di Sinisgalli rappresenta il superamento di un’immagine della Basilicata frutto del retaggio del Cristo di è fermato a Eboli leviano, verso una nuova significazione – o “ri-reputation” – di cui Matera eletta Capitale Europea della Cultura è oggi l’emblema. In quest’ottica, le opportunità che si aprono grazie alle “nuove macchine” (i nuovi media) possono consentire sia all’industria creativa di diventare un volano per l’economia, sia alla cultura di avvicinarsi alle giovani generazioni, per far nascere dalle “nuove Muse” dei novelli Sinisgalli.
Di nuovo umanesimo, originatosi nel dopoguerra attraverso la pubblicità e gli house organs, ha parlato Franco Vitelli, docente di Letteratura italiana presso l’Università di Bari, sottolineando quanto l’apporto creativo di intellettuali come Sinisgalli abbia contribuito ad arricchire la cultura d’impresa nel contesto italiano. Le riviste aziendali, come la «Pirelli» fondata nel 1948 da Sinisgalli e da lui diretta fino al 1952, avevano allora una vera e propria finalità etica, quella di favorire la crescita culturale e morale dei propri dipendenti. Tutto ciò era reso possibile grazie a una visione della cultura versatile e contaminata, cui oggi dovrebbero guardare le nostre Università.
I passaggi nodali lungo il percorso di contaminazione fra “le due culture” negli anni di Sinisgalli sono stati illustrati da Michele Emmer, docente di Matematica presso La Sapienza di Roma, nonché appassionato di arte e cinema, eredità ricevuta dal padre, il celebre regista Luciano Emmer. Da Henry Moore che reinventava i modelli matematici trasformandoli in sculture, a Man Ray che li dipingeva nelle celebri “Equazioni shakespeariane”, dalle forme di geometria barocca del documentario di Sinisgalli intitolato “Lezione di geometria” (che vinse il Leone d’argento a Venezia) fino alla rottura dei tradizionali modi di fare cinema e pubblicità introdotta da “Carosello”: sono solo alcuni degli esempi di quella che Stefan Collin, professore di Letteratura inglese all’Università di Cambridge, nell’introduzione all’edizione del 1993 del libro The two cultures di Charles Percy Snow, aveva chiamato la “capacità intellettuale equivalente al bilinguismo”.
Giovanni Ginex, storica dell’arte e curatrice del volume Una Musa tra le ruote, ha invece ricostruito la storia della comunicazione Pirelli, attraverso tutta una serie di importanti documenti raccolti e conservati prima del bombardamento che distrusse l’azienda durante il secondo conflitto mondiale. Il lavoro scientifico operato a partire dagli anni Settanta all’interno dell’archivio storico Pirelli, ha poi consentito di valorizzare quel materiale un tempo considerato come meno importante, ossia i bozzetti originali, collegando in tal modo il processo creativo a quello produttivo. Ne deriva un volume di ben 450 immagini realizzate da oltre 200 artisti internazionali, fra i cui nomi spicca anche quello di Leonardo Sinisgalli, che con la sua celebre campagna “Camminate Pirelli” tappezzò i muri delle città italiane da poco uscite dalla guerra.
La presentazione del volume, introdotta e coordinata dal direttore della Fondazione Sinisgalli, Biagio Russo, è stata accompagnata dagli intermezzi musicali a cura di Dario Fraccalvieri alla chitarra classica e di Maria Mianulli al flauto.
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