Bolognetti (Ri): stop a reinezione acque produzione petrolifera

"In Val d’Agri, con estrema leggerezza, si è autorizzata la reiniezione delle acque di produzione petrolifera in un pozzo – Costa Molina 2 – ubicato in un’area classificata ad altissimo rischio sismico. A dire il vero non si è trattato solo di una decisione irresponsabile, ma anche di decisione presa contra legem, cioè in aperta e patente violazione di una Delibera del Comitato dei Ministri a tutela delle acque, emanata nel febbraio 1977, nella quale si afferma che lo scarico nel sottosuolo degli effluenti industriali è consentito a condizione che il corpo recettore sia ubicato in un’area “tettonicamente e sismicamente favorevole”.
Peccato che – dichiara in una nota Maurizio Bolognetti, segretario dei Radicali Lucani –  l’area di Montemurro, dove è ubicato il pozzo Costa Molina 2 e dove l’Eni re-inietta dal giugno del 2006 circa un milione di metri cubi di acque di strato ogni anno, sia classificata in “zona1” sul sito della Protezione civile. Tradotto: trattasi di un’area dove possono verificarsi eventi sismici catastrofici, per di più con la probabile presenza nel sottosuolo di faglie sismogenetiche.
In Basilicata, per venire incontro alle esigenze del comparto petrolifero non abbiamo fatto solo economia della sopra citata delibera, ma abbiamo cestinato anche quel principio di Precauzione di cui troviamo traccia nel trattato di Maastricht(luglio 1992), che all’art. 130 recita: “La politica della Comunità in materia ambientale è fondata sui principi della precauzione e dell'azione preventiva, sul principio della correzione, anzitutto alla fonte, dei danni causati all'ambiente, nonché sul principio ‘chi inquina paga’”.
Trattato che evidentemente non è stato ancora “ratificato” né dalla Regione Basilicata, né dal Comune di Montemurro.
La cosa davvero divertente è che i nostri amministratori e l’Ente Nazionale Idrocarburi, dopo aver vestito i panni degli apprendisti stregoni, hanno posto in essere un costosissimo monitoraggio sismico, che, come ha giustamente affermato il prof. Franco Ortolani, sembra servire più che altro ad infondere un senso di “falsa sicurezza”.
Il geologo partenopeo ha sottolineato che il monitoraggio ha un senso se, una volta che si è registrata una qualche anomalia, si interviene per interromperne le cause scatenanti.
Considerando che il monitoraggio sismico in teoria serve a controllare i fenomeni di sismicità indotta, indubitabilmente innescati dalla reiniezione e dal riempimento e svuotamento della diga del Pertusillo, tra gli interventi da adottare annoveriamo di certo lo stop ad attività di reiniezione, che del resto, per le ragioni sopra esposte, mai avrebbero dovuto essere autorizzate.
A conti fatti, la rete di monitoraggio sismico in Val d’Agri, i cui dati sono tra l’altro negati ai comuni mortali, sembra servire soprattutto a chi “autorizza e a chi esegue azioni che possono perturbare gli equilibri del sottosuolo”.
Forse qualche testa d’uovo farebbe bene a riflettere su quanto pubblicato in uno studio del 2014 dei professori Mulargia e Bizzarri, nel quale si afferma che “è illusorio controllare l’attivazione di un terremoto mediante uno stretto controllo della sismicità minore indotta”.
Nel frattempo, noi altri pecorai e terroni incrociamo le dita e torniamo a ribadire che la composizione chimica delle acque di c/da La Rossa assomiglia in maniera sinistra e preoccupante a quella delle acque reiniettate nel pozzo Costa Molina 2".

BAS 05

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