“Dopo Sasso di Castalda adesso Chiaromonte: si continua a sottovalutare che se i problemi di accoglienza ed ospitalità degli immigrati non sono affrontati adeguatamente il rischio è di ripetere la stessa situazione del Veneto dove gli attacchi del governatore leghista Zaia alla Cei, alle associazioni di volontariato cattolico, all'impegno solidaristico, trovano terreno fertile in settori della società civile che vedono l'immigrato come “nemico”, solo ed esclusivamente perchè il disagio sociale non è più sopportabile”. Ad affermarlo in una nota, il segretario regionale DC-Libertas Giuseppe Potenza per il quale “intanto il primo elemento è che, come il sindaco di Sasso, anche quello di Chiaromonte è stato lasciato solo da Ministero dell'Interno e Regione come se si trattasse di affrontare una normale emergenza locale”. “Non si può non riconoscere le più che legittime esigenze dei sindaci di garantire – aggiunge– la serenità delle comunità locali e la valutazione rispetto ad un numero di immigrati trasferiti nei due comuni decisamente sproporzionato rispetto alla situazione demografica dei rispettivi paesi. Solo chi intende speculare può leggere ed interpretare questo atteggiamento in rifiuto di ospitalità per immigrati sino a sfociare in razzismo”.
“I fatti accaduti piuttosto – continua Potenza- denotano una certa superficialità nell’affrontare tutte le problematiche di inserimento degli immigrati in una piccola realtà locale. Per questo prima che monti e si diffondi una generale contestazione che trova da noi terreno fertile nella situazione di generalizzata emergenza sociale, rinnoviamo al Presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella, la sollecitazione ad assumere un’iniziativa. Ogni qualvolta Papa Francesco affronta la questione migratoria- osserva il segretario regionale DC- Libertas- nel nostro Paese c’è chi non resiste alla tentazione polemica. Soprattutto, quando il Papa ricorda a credenti e non credenti che l’accoglienza, di fronte a tanta umanità dolente proveniente dalla sponda africana, è sacrosanto dovere delle persone di retta coscienza. Siamo di fronte a un fenomeno epocale, rispetto al quale non è lecito stare alla finestra a guardare. Una di quelle questioni che andrebbero sottratte all’ordinaria contesa politica, al consueto scontro fra maggioranza e minoranze parlamentari. Una sfida culturale che supera la pura dimensione umanitaria, e impone un’operazione politica delle Istituzioni nazionali e sovranazionali tesa a realizzare e regolare “contesti sociali” che ci portino oltre le antiche chiusure degli Stati nazionali.
“Una prospettiva – conclude- che carica la società civile, nelle sue molteplici componenti, della responsabilità di avvertire pienamente l’istanza della “globalizzazione dei diritti”.Ci sono migliaia di persone che fuggono da guerre e miserie e non c’è bisogno di scomodare la solidarietà della chiesa per capire che essi vanno aiutati nel nome dei valori con i quali l’occidente è nato e ai quali si ispira. Il buon samaritano non chiese a quale nazione appartenesse chi giaceva sanguinante a terra, ma lo aiutò. Almeno per noi iI valori di solidarietà e cooperazione non vanno in ferie”.
BAS 05