Ieri sera gli interventi di Santarsiero, Rosa, Spada, Polese, Pittella, Pace, Pietrantuono, Romaniello e Cifarelli. Oggi l’esame degli emendamenti e il voto sui 92 articoli della nuova “Carta dei principi” della Regione
Riprende oggi alle 10,30 la seduta del Consiglio regionale dedicata all’approvazione in prima lettura del nuovo Statuto della Regione Basilicata. Dopo il dibattito, svolto ieri sera, si passerà all’esame degli emendamenti ed al voto dei 92 articoli che compongono il testo licenziato dalla prima Commissione. La riunione dell’Assemblea sarà trasmessa in web streaming (su pc, smartphone e tablet) dai siti internet www.consiglio.basilicata.it e www.basilicatanet.it e potrà inoltre essere seguita attraverso il profilo Twitter @CRBasilicata con l’hashtag #StatutoBas. Durante le votazioni il testo degli articoli del nuovo Statuto e degli eventuali emendamenti sarà proiettato su uno schermo visibile nella diretta streaming.<br /><br />Gli elementi caratterizzanti della proposta del nuovo Statuto sono stati illustrati ieri sera in Aula dal presidente della prima Commissione (Affari istituzionali) Vito Santarsiero: “Riconoscimento della nostra identità, riconoscimento e promozione della tutela dei diritti fondamentali della persona, valorizzazione del ruolo del Consiglio regionale, previsione di efficaci strumenti di partecipazione, introduzione di originali strumenti di programmazione, introduzione di strumenti ed organi per migliorare la qualità legislativa e l'efficienza amministrativa, previsione di vincoli posti agli organi istituzionali, nuovo rapporto con i territori cui viene riconosciuto un grande protagonismo e ruolo istituzionale, nuovo rapporto con l'Europa, lo Stato e le altre Regioni”.<br /><br />Santarsiero ha ricordato il lungo lavoro di approfondimento e di ascolto che sta alla base del testo approdato in Consiglio regionale: 39 sedute di Commissioni, di cui 12 dedicate ad audizioni con 22 soggetti auditi, 377 emendamenti esaminati, 14 incontri pubblici sul territorio, con circa 1.500 presenze oltre 100 interventi, 11 documenti presentati. “Tutto ciò ci consente di dire che quello che approveremo sarà davvero lo Statuto dei lucani – ha aggiunto Santarsiero -. Uno Statuto atteso, strumento sempre più indispensabile per la nostra comunità che ha bisogno di una nuova rappresentazione e di un nuovo modo di essere Regione rispetto alla profonda crisi del regionalismo, rispetto alle modifiche in atto dell’assetto istituzionale del paese, rispetto al nuovo protagonismo che oggi l’Europa chiede ai territori e soprattutto rispetto alle nuove sfide poste dalle profonde trasformazioni del tessuto sociale ed economico della nostra regione, che richiedono istituzioni riformate più moderne ed efficienti ed un rinnovato rapporto con i territori e con le sue varie forme di rappresentanza”.<br /><br />“Sono 14 anni che i lucani attendono le regole fondamentali, i principi che dovranno regolare in armonia con la Costituzione il loro vivere. Mentre noi, però, siamo qui ad approvare lo Statuto della Regione Basilicata questo rischia di nascere già vecchio. A Roma Renzi cerca di sbarazzarsi delle Regioni e di eliminare autonomie ed identità locali”. Così il capogruppo di Lb-Fdi, Gianni Rosa ha iniziato il suo intervento, indicando poi la via per tutelare l’identità della Regione: “La nostra proposta è quella di utilizzare lo Statuto come forma di difesa della grande tradizione lucana e della intangibilità del territorio della Basilicata”. L’esponente di Fratelli d’Italia ha poi fatto riferimento, tra l’altro, all’articolo 7 (“la Regione promuove la piena occupazione”) e all’art. 10 (“la Regione protegge il proprio territorio”), affermando che “con l’approvazione dello Statuto chi governa prenda coscienza che ci sono principi superiori che vanno salvaguardati, che è necessario cambiare l’approccio con cui si governa, nell’interesse di tutti e non di pochi”.<br /><br />“Il nuovo Statuto della Regione Basilicata cade in questa terza stagione di regionalismo, in questa sostanziale schizofrenia istituzionale tutta italiana, che passa dall’ardore per il decentramento e per il federalismo della fine degli anni ‘90 ed arriva al rigurgito neocentralista del 2015”. Così ha esordito Achille Spada (Pd) che ha aggiunto: “Questo rigurgito di centralismo è il frutto della superficialità di un tempo che viviamo, in cui la velocità o il decisionismo vengono assunti come valori in sé, mentre invece assistiamo alla negazione di principi fondanti della nostra democrazia”. L’esponente del Pd intravede “uno spazio di percorribilità dato dal nuovo articolo 116, che di fatto è una riconferma di quel regionalismo differenziato, sul modello spagnolo. Io credo che questa sia una strada da percorrere per rendere ragione di quel pensiero che ha trovato in Sturzo la sua massima espressione, verso uno Stato strutturalmente unitario ed organicamente regionalista”.<br /><br />Mario Polese (Pd), dopo aver ricordato il primo padre costituente lucano, Emilio Colombo, “lo straordinario lavoro del presidente della prima Commissione, Vito Santarsiero” e lo sforzo comune di ogni singolo consigliere e addetto ai lavori, ha posto l’accento sui temi centrali del nuovo Statuto: “l’adeguato rilievo conferito al principio dell’identità di genere, il riconoscimento dei diritti fondamentali dei migranti e il dovere di solidarietà, una maggiore attenzione alle fasce più deboli al terzo settore e alla famiglia”. L’esponente del Pd ha poi espresso l’auspicio che lo Statuto diventi “parte attiva del nostro agire quotidiano”, da qui la proposta di distribuirlo in tutte le scuole e nell’Università di Basilicata. “Consegniamo la nostra Carta costituzionale ai nostri giovani, mettiamo in moto la crescita democratica e solidale del nuovo modello di Basilicata”.<br /><br />Aurelio Pace (Gm) ha posto l’accento sull’importanza di veicolare lo Statuto nelle scuole. “La legge – ha sottolineato – si misura con chi non vota, con chi la legge non la applica ancora, ma la vive, la vive profondamente e, questi sono gli studenti innanzitutto”. Dopo aver fatto riferimento ai valori e ai principi che consentono di dire che “questo Statuto parla realmente di uomini, di donne, di centralità della persona, di famiglia, di maternità”, il consigliere si è soffermato sul concetto di governance. “Noi all’interno del rapporto fra Stato e Regioni – ha precisato – giochiamo una grande partita di dignità istituzionale, questo Statuto ci aiuta a farlo con la schiena dritta”.<br /><br />Giannino Romaniello (Gm), dopo aver fatto riferimento al momento in cui si approva lo Statuto (“Uno dei più difficili nella storia del regionalismo e ai tentativi di attacco alla forma di democrazia”), ha affermato che seppur la nuova Carta “introduce elementi di innovazione molto significativi, c’è stata timidezza nell’assumere il tema dei diritti individuali delle persone, al di là della loro condizione sociale economica e di genere”. “Non assumere il tema della parità di accesso alle donne, a tutti i livelli, non solo in politica – ha aggiunto -, significa non voler prendere atto che la società italiana è cambiata, che ha bisogno quindi anche di uno Statuto moderno, che cambi tenendo conto di questi fatti”. Romaniello ha detto infine che “è stato chiuso troppo in fretta il dibattito su alcune questioni fondamentali, penso al problema della forma di governo, penso alla necessità di sancire nello Statuto il massimo dei due mandati, e sarebbe un segnale forte approvare una norma simile”.<br /><br />“Dobbiamo avere il coraggio di credere in questo Statuto – ha detto il capogruppo del Psi Francesco Pietrantuono -, negli aspetti di innovazione che sono stati introdotti, e in alcuni elementi che io considero importanti per riconquistare un pezzo di fiducia e per leggere adeguatamente la fase politica che viviamo in una regione del Mezzogiorno. E’ questo il motivo per cui ho presentato un emendamento che so essere in realtà problematico ma che è un messaggio che questa classe politica, che attualmente prova a portare a casa un risultato così importante, aggiungendo anche una sua autoregolamentazione sui limiti di mandato, rendendo la politica contenibile, aprendo alle nuove generazioni e potendo così andare nelle scuole a raccontare ai giovani effettivamente che possono partecipare e possono recuperare anche un ruolo nei meccanismi del Mezzogiorno, che conosciamo essere complicati dal punto di vista della costruzione del consenso”.<br /><br />“Il documento che ci viene sottoposto – ha detto il capogruppo del Pd Roberto Cifarelli -, è un buon documento, non è un ottimo documento, definire ottimo qualcosa ha a che fare con la propria considerazione. Sarebbe ottimo se l’avessi scritto io da solo il documento, sarebbe stato ottimo per me, non può essere ottimo per tutti. C’è stato un lavoro fatto di serietà, di rigore, di passione, di testa, di riflessione, il gruppo consiliare che rappresento si iscrive a quelle forze politiche che si richiamano al riformismo e al progressismo, e che si propongono di modificare quindi gradualmente l’ordinamento della società e dello Stato attraverso una serie di riforme”. “Questo è lo Statuto dei lucani, di tutti i lucani, nessuno escluso – ha aggiunto Cifarelli -, punto alto e autorevole di sintesi e di equilibrio delle diverse e diversificate sensibilità presenti in quest'aula e fuori da quest'aula. E' uno Statuto che ha visto una grande partecipazione che punta al recupero di un nuovo regionalismo che superi la fare difficile di questi ultimi 10 anni, che riorganizza l'architettura della governance territoriale dopo il ridimensionamento delle Province, che dà fiducia all'autonomia dei territori impostando una nuova fase delle relazioni democratiche, frapponendosi alla stagione del neocentralismo nazionale, e se volete anche di quello regionale”.<br /><br />Il presidente della Regione Marcello Pittella ha ricordato “l’approvazione del primo Statuto, al cinema Due Torri, il 6 dicembre 1970”, sottolineando i richiami di Vincenzo Verrastro “allo spirito unitario del Risorgimento, con parole particolarmente importanti che andrebbero rilette alla luce dei fatti di oggi e che dovrebbero essere insegnamento per noi che abbiamo la presunzione di essere classe dirigente e guidare territori, comunità, nella fedeltà ai valori democratici della resistenza e della Costituzione repubblicana, lavori che si nutrono di libertà e di autonomia quale garanzia di partecipazione civile a base del progresso sociale”. Parole che per non essere mera retorica “hanno bisogno – ha aggiunto Pittella – di un tratto distintivo proprio della classe dirigente di oggi, che è quello della politica concreta, che segue a valori, ad indirizzi, al recupero di principi che sono alla base della nostra convivenza e sono anche la cifra della nostra civiltà”.<br /><br />“Dal ’70 ad oggi – ha aggiunto ancora Pittella – abbiamo costruito occasioni di grandi virtuosismi, ma anche occasioni di criticità, e se oggi scontiamo un deficit di credibilità abbiamo bisogno di chiederci il perché, se oggi nella dimensione comune la Regione diventa il luogo della politica inconcludente o addirittura della politica consumata con approcci anche a volte deviati, abnormi, è esattamente perché sempre più spesso negli ultimi anni, soprattutto nel tempo della crisi dei partiti e della politica più complessivamente intesa, noi questo spettacolo lo abbiamo offerto. E adesso c’è un tema e un tempo in cui riappropriarci della credibilità, della funzione, attraverso il rigore morale e amministrativo, attraverso il richiamo all’etica istituzionale. E penso anche che proprio quell’attenzione etica e quel rigore morale devono distinguere in chiave moderna il recupero di funzione della Regione in quanto istituzione, nel tempo in cui il Titolo V può mettere in difficoltà e in discussione, a fronte anche di alcuni errori commessi da una sorta di fai da te regionale, il ruolo strategico dei nostri territori”.<br /><br />“Serve una diversa collocazione della nostra azione politica ed amministrativa – ha concluso Pittella -, nel rispetto dei ruoli, per una grande società che è la Basilicata e per una grande sfida che parte nel Mezzogiorno su una cultura che aggrega e guarda all’Europa, all’Africa e ai Balcani”.