"L’ultimo sequestro in Basilicata di beni alla mafia è molto recente, risale al 25 gennaio scorso, riguarda una sala ricevimenti di Venosa che apparteneva alla cosca dei Mangione-Matera-Gigante, già sottoposta ad arresti a raffica alla fine delle indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e in attività anche in Basilicata. Al 7 gennaio scorso i beni confiscati in via definitiva sul nostro territorio regionale sono 14 di cui 11 immobili e 3 aziende su un totale di 12.946 beni (11.238 immobili e 1.708 aziende)". Lo rende noto l'Idv Basilicata con una nota diffusa dalla segretaria regionale Maria Luisa Cantisani.
Sono numeri – prosegue il comunicato – che sia pure ridotti in Basilicata confermano la necessità di non abbassare mai la guardia nel contrasto alla criminalità organizzata. Questa mattina, una delegazione dell’Italia dei Valori guidata dal segretario nazionale Ignazio Messina, insieme con il presidente del partito, Antonio Di Pietro, si è recata presso la Corte di Cassazione in Piazza Cavour, a Roma, per depositare il testo della proposta di legge d’iniziativa popolare inerente le modifiche “al decreto legislativo 6 settembre 2011, numero 159, concernente il Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, volte a rendere più efficiente l’attività dell’Agenzia per i beni sequestrati e confiscati”. Lo rende noto la segretaria regionale di IdV della Basilicata Maria Luisa Cantisani che è tra i primi sottoscrittori della pdl.
"La nostra è una proposta chiara, precisa, realizzabile che a partire da oggi porteremo nei territori attraverso i nostri circoli – spiega Maria Luisa Cantisani . Si tratta infatti di affrontare concretamente i problemi reali della gente, opponendo ai facili populismi proposte fattive. Tra queste quella di monetizzare i beni confiscati al malaffare per ridare slancio alla parte sana del tessuto sociale. Se sono a disposizione beni confiscati dal valore di 80 miliardi di euro, alcuni dei quali anche in Basilicata, è prioritario ed utile che gli stessi vengano venduti per coprire quei settori sociali deboli, garantire diritti e servizi ed incrementare l’occupazione – dice la segretaria di IdV – In altre parole, si tratta di fare della legalità il motore dello sviluppo, riutilizzando i beni frutto di condotte illecite per finanziare incentivi per le assunzioni, formazione, ammortizzatori sociali”.
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