Premio Ester Scardaccione, ecco i nomi delle vincitrici

Silvana Arbia, Liliana Dell'Osso e Lella Romagno si sono aggiudicate il riconoscimento per il 2014. Premio speciale della giuria a un gruppo di donne, le “Marie del Sulcis”

Silvana Arbia, Liliana Dell&#39;Osso e Lella Romagno sono le vincitrici della quinta edizione del &ldquo;Premio Ester Scardaccione&rdquo;, istituito dal Consiglio regionale con l&rsquo;obiettivo di valorizzare il ruolo e l&#39;impegno delle donne la cui attivit&agrave; ha garantito significativi risultati in ambito sociale, artistico, professionale e culturale. I riconoscimenti sono stati assegnati oggi, a Potenza, nel corso di una cerimonia che ha avuto luogo nella sala Inguscio della Regione. Un premio speciale della giuria &egrave; stato inoltre attribuito a un gruppo di donne, le &ldquo;Marie del Sulcis&rdquo;.<br /><br />Per la sezione &ldquo;donna nata in Basilicata o ivi residente ma operante fuori dai confini regionali&rdquo; &egrave; stato assegnato il premio, a pari merito, alla dott.ssa Silvana Arbia &ldquo;che nella sua carriera di magistrato presso la Corte internazionale – si legge nella motivazione della giuria – ha speso la sua attivit&agrave; nella lotta ai crimini di guerra, dimostrando la propria capacit&agrave; di essere &lsquo;la voce&rsquo; dei pi&ugrave; deboli attraverso il proprio contributo professionale e umano&rdquo; e alla prof.ssa Liliana Dell&#39;Osso &ldquo;che nella sua brillante carriera universitaria e scientifica come docente di Psichiatria, ha tracciato un segno significativo per l&rsquo;impegno speso anche in favore delle donne attraverso importanti studi sulla medicina di genere&rdquo;.<br /><br />La dott.ssa <strong>Silvana Arbia </strong>nata a Senise, lavora presso la Corte d&#39;Appello di Milano. Dal 1999 &egrave; chiamata a ricoprire l&rsquo;incarico&nbsp; presso il tribunale penale internazionale per il Ruanda, dove si impegna per perseguire crimini di guerra e contro l&#39;umanit&agrave;, vivendo, in Africa,&nbsp; per 8 anni sotta scorta. Nel 2008 &egrave; eletta cancelliere presso la corte penale internazionale dove si impegna in procedimenti sulle violenze avvenute in Kenia, in Libia e Costa D&#39;Avorio. Numerose sono le pubblicazioni, sin dal 1986, sui temi della giustizia/ingiustizia internazionale e del suo ruolo di donna e magistrato nella battaglia ai crimini internazionali,&nbsp; mantenendo costante l&rsquo;orgoglio di appartenenza alla comunit&agrave; di origine.&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;<br /><br />La prof.ssa <strong>Liliana dell&#39;Osso </strong>nata a Bernalda, prof. Ordinario di Psichiatria, direttore&nbsp; della Unit&agrave; Operativa di Psichiatria dell&#39;Azienda Ospedaliera Universitaria di Pisa, all&rsquo;82&deg; posto della Top Italian Scientist della Virtual Italian Accademy. La sua attivit&agrave; professionale, oltre che nel campo scientifico attestato da un ricco curriculum, &egrave; caratterizzata dal costante impegno per il riconoscimento della parit&agrave; di genere, e degli studi di medicina di genere testimoniati da prestigiose pubblicazioni scientifiche.<br /><br />Per la sezione &ldquo;donna operante in Basilicata&rdquo;, assegnato il premio alla memoria di<strong> Lella Romagno</strong>, &ldquo;che nell&rsquo;arco della sua breve vita, si &egrave; distinta per l&#39;impegno sociale e le battaglie contro l&#39;ingiustizia al fianco dei pi&ugrave; poveri, oppressi, malati mentali e migranti&rdquo;. Nata in Belgio, operante in Basilicata e&nbsp; deceduta a Banzi nell&#39;ottobre 2013, la Romagno nella sua vita si &egrave; distinta per l&#39;impegno sociale a difesa dei pi&ugrave; deboli e in particolare di coloro che soffrono di disagio mentale. Protestava contro l&#39;ingiustizia perch&eacute; aveva un senso alto della giustizia e dei diritti, che la spingeva a essere a fianco dei pi&ugrave; poveri, oppressi ed emarginati, malati mentali, migranti.&nbsp; Inizia la sua attivit&agrave; di educatrice presso un centro di recupero per tossicodipendenti e il suo lavoro diventa anche impegno sociale. La sua presenza nella commissione regionale pari opportunit&agrave; e nel direttivo della Cgil &egrave; segnata da iniziative in Italia e all&rsquo;estero sui temi del disagio psichico.&nbsp;<br /><br />Il premio speciale della giuria &egrave; andato a un gruppo di donne – collegate oggi in videoconferenza -, che hanno assunto un nome unico, un nome di battaglia uguale per tutte, &ldquo;Maria&rdquo;. &ldquo;Le <strong>&lsquo;Marie del Sulcis&rsquo; </strong>che attraverso la loro protesta per rivendicare dignit&agrave;, diritti e lavoro – si legge nella motivazione della giuria – hanno riconsegnato alle donne il valore di non arrendersi&rdquo;.<br />Le &ldquo;Marie del Sulcis&rdquo; con il volto coperto e l&rsquo;elmetto in testa, guerrigliere senza armi, da giorni si sono barricate in un cunicolo freddo e umido di una delle pi&ugrave; antiche miniere di zinco della Sardegna, vicino Iglesias. Rivendicano dignit&agrave;, diritti, lavoro per portare avanti le loro famiglie. Giovani e meno giovani, le trentasette donne, dipendenti dell&rsquo;Igea, Consorzio per la riqualificazione delle aree minerarie sarde, oggi ente in liquidazione, sono da mesi senza stipendio. Vivono in un&rsquo;area che un tempo produceva materie prime, oggi in totale dismissione, che conta sui centoventimila abitanti, un numero elevatissimo di disoccupati e cassintegrati.<br /><br /><br /><br /><br />

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