Il capogruppo di Sel: “Abbiamo bisogno di cambiare e aprire un'altra fase, un altro ciclo politico capace di dare speranza a chi in questa Regione ha deciso ancora di rimanerci”
“Nel mio intervento in Consiglio ieri ho espresso con chiarezza la richiesta di andare al voto prima possibile. Anzi, la mia opinione è che si sarebbe potuti andare alle elezioni prima dell'estate, perché non credo che noi possiamo continuare ad immaginare di svolgere la nostra funzione di Consiglieri regionali per ancora quattro cinque mesi e discutere fra di noi solo ed esclusivamente di cosa è improcrastinabile, di cosa è ordinario, di cosa non è ordinario”. E’ quanto sostiene il capogruppo di Sel in Consiglio Regionale Giannino Romaniello, per il quale “le dimissioni del Presidente hanno varie e differenti motivazioni che vanno individuate senza ipocrisia, tra le quali c’è la consapevolezza della chiusura di un ciclo politico, della difficoltà del secondo mandato del Presidente a costruire e realizzare intorno alla maggioranza che l'ha eletto, una coesione politica capace di valorizzare le scelte giuste fatte specie a difesa del welfare e ammortizzatori in deroga. Quello che è mancato attiene alla incapacità del<br />centro sinistra di produrre atti e comportamenti nel sistema delle relazioni fra politica ed economia capaci di costruire un nuovo modello di sviluppo con al centro i temi ambientali e del lavoro, anche attraverso un sistema più avanzato di coinvolgimento dei livelli istituzionali sub territoriali e delle stesse parti sociali. Sicuramente quello che ha fatto propendere per le dimissioni è stata la consapevolezza di un giudizio non positivo dei lucani sulla classe dirigente regionale”.<br /><br />Secondo il capogruppo di Sel “la prima ragione alla base della crisi di questi mesi è riconducibile alla incapacità della politica di autoriformarsi. Non si è stati in grado di: -mettere mano ai privilegi, – introdurre sistemi e metodi trasparenti nella gestione delle risorse pubbliche .- affermare un'idea alta della politica, del ruolo e della finzione dei partiti che pure in passato hanno rappresentato luoghi democratici di selezione delle classi dirigenti. In sostanza, si è affermato in questo ultimo ventennio un'idea della politica incentrata sull' “uomo solo al comando”, quello bravo e quello capace di connettersi mediaticamente con l'esterno, e quindi un'idea di politica che ha reso marginale il rapporto umano con le persone, il ruolo e la funzione collettiva del fare politica. Si è affermata un’idea di politica unidirezionale dall’alto verso il basso con punte di indisponibilità all’ascolto della base da parte dei massimi rappresentanti politici ed istituzionali. Le dimissioni del Presidente quindi, “sono state causate e sono motivate dalla consapevolezza che questo centrosinistra di Basilicata ha finito la sua spinta, evidenziando difficoltà a governare l'alleanza politica, per il prevalere di correntismi e logiche individuali esistenti all'interno del<br />Partito Democratico, e non solo, cambi di casacche di maggioranza, e quindi l'affermazione che in politica per molti tutto è consentito? Se così è come noi pensiamo, allora bisogna veramente produrre atti di rottura con metodi e sistemi che hanno governato l’alleanza del centro sinistra”.<br /><br />A parere di Romaniello “i fatti che sono avvenuti in questi ultimi mesi, nel nostro Paese, hanno dimostrato che non tutto è consentito, e che quindi è necessario avere il senso del limite e la consapevolezza che fare politica significa prima di tutto mettere al centro gli interessi dei cittadini. La priorità oggi è il futuro della Basilicata. Il Presidente ha dichiarato che ci sono le condizioni per fare cose nuove e belle per la Basilicata. Se così è, non si comprende quali siano stati gli ostacoli, cosa ha impedito di portare a termine un processo di riforma come quello dei Consorzi di Bonifica piuttosto che dell’Alsia e di altri ente. Cosa ha impedito di fare le cose a cui allude il Presidente? Si dica con chiarezza che abbiamo bisogno di interrompere un sistema di nomine, di affidamento di incarichi avvenuti più sulla necessità di mantenere un sistema, una rete di consenso politico, piuttosto che bassato sulla valorizzazione delle capacità e delle competenze”.<br /><br />“Si dica, insomma, almeno ora, che abbiamo bisogno di cambiare e aprire un'altra fase, un altro ciclo politico capace di dare speranza a chi in questa Regione ha deciso ancora di rimanerci. Non vorrei – conclude Romaniello – che la campagna elettorale si giocasse solo ed esclusivamente sulle vicende giudiziarie. C’è bisogno piuttosto di elevare il livello del confronto e del dibattito dentro il centro sinistra e<br />nel rapporto con le altre forze politiche, sfidando tutti sui temi programmatici e prioritari per la nostra comunità. Per noi i temi del lavoro inteso nella sua accezione più larga, dei diritti civili e sul lavoro, della trasparenza, della equità sociale e quindi di un nuovo e più avanzato modello di sviluppo capace di valorizzare le persone, il territorio, il sistema produttivo delle piccole e medie imprese rappresentano i punti qualificanti su cui costruire una nuova alleanza fra le forse progressiste e di sinistra in alternativa a vecchie logiche dei perimetri delle alleanze politiche".<br />