Il consigliere regionale di Sel, nel corso della discussione in aula di una sua interrogazione, ha ribadito che “una iniziativa politico-istituzionale sui diritti dei lavoratori della Fiat di Melfi è ancora fortemente attuale”
“Mettere in campo una iniziativa politico-istituzionale sui diritti dei lavoratori della Fiat di Melfi, ancora fortemente attuale, come testimonia la vicenda dei tre operai della Fiom non ancora tornati al lavoro nonostante la sentenza della magistratura di reintegro, è sempre più rilevante alla luce della recente sentenza che riguarda questa volta 19 lavoratori di Pomigliano, anch’essi iscritti ala Fiom, che la Fiat deve riassumere e che invece ha determinato, da parte della Fiat, un comportamento di ricatto inaccettabile”. E’ quanto ha sostenuto il capogruppo di Sel in Consiglio regionale Giannino Romaniello nel corso della discussione in aula di una sua interrogazione che risale al mese di marzo scorso, sottolineando che “la vicenda di Pomigliano è emblematica, una provocazione di quelle che nemmeno nel ‘periodo di Valletta’ si registrava”.
Nel ricordare che “il 28 febbraio scorso il Consiglio regionale all’unanimità ha approvato una mozione, proposta da Sel, con la quale si impegnava il Presidente della Giunta regionale ad esercitare un'incisiva azione di moral suasion nei confronti della Fiat, facendo valere il peso istituzionale della Regione”, Romaniello ha espresso parziale soddisfazione per la risposta che è venuta dal presidente De Filippo alla sua interrogazione. “Sono soddisfatto – ha spiegato – sulla parte riguardante la iniziativa che il Presidente, insieme agli altri delle Regioni interessate da stabilimenti Fiat, sta cercando di assumere circa la necessità di avere sedi e luoghi dove discutere del piano industriale della Fiat, che non è stato né presentato né illustrato. Nel piano si prevede che nel giro di tre-quattro anni due dei 17 nuovi modelli auto annunciati saranno prodotti a Melfi, ma non si comprende se il segmento B rimarrà nella sua interezza a Melfi, e si ignora per i nuovi modelli quali saranno i mercati di sbocco, tenuto conto che hanno tutti consapevolezza che in Europa (non solo in Italia) vi è una sovracapacità produttiva, che è di circa il 30% del sistema dell'auto motive. Quindi, il tema centrale – ha detto – è avviare un processo di riconversione su altri modelli, su modelli più ecologici, su quelli di auto per le città, in una ipotesi di riconversione più generale”.
“Sulla questione particolare dei tre lavoratori di Melfi – ha continuato Romaniello – credo che sia necessario una presa di posizione chiara, non solo pubblica, attraverso una nota ufficiale, perché siamo in presenza della violazione di un diritto fondamentale sancito dalla nostra Costituzione, che è quello di prestare l'attività in presenza della corresponsione di una retribuzione, mentre si chiede ai lavoratori di essere pagati a casa, ledendo la loro dignità. Ritengo che sia giusto che il Consiglio risolleciti la Giunta ad assumere un'iniziativa, dando attuazione a quanto previsto dalla mozione approvata a fine febbraio, per far capire alla Fiat di Melfi che ricostruire relazioni sindacali rispettose dei diritti e delle prerogative di ognuna delle parti è uno snodo fondamentale per provare a salvaguardare l'impresa, salvaguardare il lavoro e a rilanciare il settore dell'auto motive nella nostra regione e nel Paese”.
Il capogruppo Sel ha quindi sottolineato “l’utilità e la necessità di tenere un incontro fra la Fiat e la Giunta regionale, considerato anche il fatto che noi stiamo continuando a mantenere gli impegni sul finanziamento che riguarda la ricerca (Campus Tecnologico di Melfi)”.