“Le imprese che lavorano con la pubblica amministrazione sono sempre più strozzate, non dai debiti, ma dai crediti, a causa del divieto imposto dal Patto di Stabilità agli enti pubblici di pagare i lavori eseguiti e le forniture effettuate”.
È il grido d’allarme lanciato da Confapi Matera, che in una nota afferma come “le imprese paradossalmente finanziano le opere pubbliche con le proprie risorse, salvo poi trovare difficoltà per accedere al credito bancario. Quasi tutte le stazioni appaltanti sono in difficoltà. La Regione e la Provincia di Matera scontano il paradosso di essere enti con i conti a posto che tuttavia non possono pagare per il vincolo del Patto. Al Comune di Matera – è scritto in una nota – Confapi ha chiesto un incontro per chiarire meglio la debitoria che, tra l’altro, comprende anche i lavori del Pisu che non vengono pagati da 3 anni e in cui il Patto di Stabilità non c’entra nulla”.
A parere di Confapi, “decine e decine di imprese lucane rischiano di chiudere per eccesso di crediti, una situazione paradossale a cui neanche la cessione pro soluto del credito alle banche ha dato una risposta efficace. Il settore che risente maggiormente di questa situazione è quello dell’edilizia, con un effetto a cascata sui fornitori.
L’emergenza è tale – dicono dalla Confapi – che in assenza di rimedi urgenti da parte del Governo nazionale e di quello regionale, a breve il sistema produttivo non sarà più in grado di reggere a questo impatto. Molte imprese stanno fermando i cantieri e licenziando le maestranze, invocando l’eccezione di inadempimento da parte della stazione appaltante”.
Confapi Matera fa sapere di aver investito il presidente della Regione, chiedendogli assoluta priorità sulla questione e ricorda le due riunioni dei consigli regionali dedicati al tema. Tra le soluzioni che propone l’organizzazione, vi è “la verticalizzazione del Patto, cioè la cessione dalla Regione ai Comuni di quote di Patto, vale a dire di capacità di spesa. Occorre però che le amministrazioni comunali comunichino alla Regione i propri dati”.
bas 07