Si svolgerà lunedì 6 febbraio a Potenza, ore 17,30, presso la Sala del Campanile-Palazzo Loffredo (ingresso Piazza Duomo) la presentazione del libro di Marco Di Lello “E’ tornato Masaniello! La storia interrotta del riformismo napoletano”.
Parteciperanno, insieme all’autore Di Lello, Oreste Lopomo, caporedattore Tg3 Basilicata, Paolo Curcio, ricercatore Unibas. Coordinerà Archimede Leccese, segretario cittadino Psi.
E’ tornato Masaniello. E’ tornato come se niente fosse successo, o proprio perché in realtà in tutto questo tempo poco o niente è successo. A quasi vent’anni dal primo Bassolino, quello del 1993, Marco Di Lello ci racconta dalla prospettiva di un riformista, protagonista attivo di quei tempi, aspetti critici e disarmanti della realtà politica del tempo, mettendo nero su bianco le cause e le conseguenze dell’immobilismo politico in Campania come nel Sud. Il trionfo del clientelismo e della malapolitica di una classe denominata nel libro “digerente”, determinata ad autoalimentarsi e a preservarsi attraverso l’esercizio di un potere politico per questo fine a se stesso, che si sa però a furia di dilagare genera il germe dell’antipolitica e di rimbalzo spiana la via al populismo. E’ questo (sostanzialmente) quello che, secondo l’autore, sta affrontando la politica in questo momento, situazione consacratasi con il risultato delle ultime amministrative e l’avvento del neosindaco De Magistris a Palazzo San Giacomo, che dimostra numerose affinità con il 1993.
L’argomento che però più sta a cuore a Di Lello, e non potrebbe essere diversamente dopo anni di militanza socialista, è quello del riformismo, della sua identità e della strada che i riformisti debbano percorrere affinché le loro battaglie non possano dirsi perse. Punto centrale anche dell’incontro organizzato a Potenza.
L’analisi della strada che sta prendendo il riformismo e delle sue connotazioni salienti non è esente da una riflessione sul perché del dilagare dell’antipolitica e della sostanziale delusione che ha rappresentato il bipolarismo nel Paese , troppo accentrato intorno alle personalità piuttosto che alle idee e ai contenuti. Ed è proprio in questa direzione che il dibattito si indirizza, con allusione alla necessità di trovare una nuova dimensione all’attuale sistema bipolare, una caratterizzazione propria non ancora raggiunta in Italia, troppo segnata da tifoserie contrapposte, al cui interno manca una sostanza e un progetto costruttivo.
La strada del riformista è anche questa come lo stesso autore sottolinea nel volume. “Riformismo non può dunque implicare uno stato di soggezione agli interessi dell’economia o dell’impresa, ma al contrario, senza sottrarsi al confronto dell’impresa, è pratica politica che ambisce a governare l’economia, che detta le regole per l’esercizio della libera attività d’impresa”.
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