È stato approvato all'unanimità, nella seduta di Consiglio provinciale di ieri, il sostegno alla lettera-appello al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sul sistema della giustizia e della condizione carceraria in Italia, intitolata “Una questione di prepotente urgenza”, redatta dal professor Andrea Pugiotto e firmata da oltre cento tra costituzionalisti e penalisti. Una copia dell’ordine del giorno è stata inviata al presidente Napolitano e al presidente del Consiglio dei Ministri Mario Monti.
"Nell’appello, promosso dal Partito Radicale, si chiede al Presidente della Repubblica, in qualità di garante della legalità costituzionale – ha spiegato l'assessore alle Politiche sociali Paolo Pesacane – di inviare un messaggio alle Camere, affinché il Parlamento eserciti finalmente le proprie prerogative per dare una contestuale risposta, concreta e non più dilazionabile, sia alla crisi della giustizia italiana, sia al suo più drammatico punto di ricaduta: le carceri. A tale scopo, il Consiglio provinciale sottoscrive i contenuti della lettera-appello, la fa propria e la rivolge al presidente Napolitano, nella consapevolezza che la questione giustizia-carceri sia davvero di “prepotente urgenza sul piano costituzionale e civile”, al fine di sostenere i diritti umani e quanto contenuto in merito dalla Costituzione Italiana. Più volte l'Italia è stata condannata dalla Corte europea dei diritti dell'uomo per le sistematiche violazioni riguardanti la durata non ragionevole dei suoi processi – ha aggiunto Pesacane – che ha come triste conseguenza la creazione di un sistema-giustizia di classe, nel quale le persone più abbienti riescono, tramite cavilli e procedure, ad utilizzare la prescrizione come strumento per eludere la pena. Nella lettera c'è poi un chiaro riferimento alla finalità rieducativa che traccia dunque, in ragione dell'art 27 della Costituzione, l'orizzonte costituzionale della pena cui tutte le misure limitative della libertà personale devono tendere, dove l'accento cade non più sul tendere, ma sul devono. Questo orientamento della Corte costituzionale è stato messo in sicurezza dalla nuova formulazione dell'art 27 della Costituzione, riscritto con legge n. 1 del 2007, che ha definitivamente abolito la pena di morte dal nostro ordinamento, senza se e senza ma, sancendo il principio che nessuna persona è mai persa per sempre. Totalmente fuori da tale perimetro costituzionale si rivela, invece, la situazione in cui è costretta a vivere l'intera comunità carceraria, schiacciata da ritmi inumani e dalle condizioni dantesche in cui oggi trova esecuzione la condizione delle carceri".
"L'Ufficio di Presidenza e l'intero Consiglio si sono impegnati molto su questo tema, avendo particolarmente a cuore le condizioni dei parenti dei detenuti, che spesso arrivano da lontano per far visita al proprio caro. Tra questi, ci sono anche bambini che spesso si trovano ad aspettare in luoghi asettici. In occasione delle festività – ha ricordato il presidente del Consiglio provinciale Palmiro Sacco Sacco – abbiamo organizzato un'accoglienza particolare nella sala d'attesa, regalando piccoli doni ai figli dei detenuti. C'è poi un altro progetto che vorremmo realizzare entro il termine della consiliatura, cioè un servizio igienico all'esterno dell'istituto penitenziario di Potenza, dove i parenti attendono per poter visitare i propri congiunti".
"Già il 28 luglio 2011 il presidente Napolitano definì di estrema urgenza la questione della giustizia italiana – ha affermato il capogruppo Tommaso Samela (Pd) – ribadendo il concetto anche quest'anno in occasione della festa della Polizia penitenziaria. L'appello redatto da oltre 100 costituzionalisti e penalisti va proprio nella direzione di una revisione del sistema-giustizia e di un miglioramento della condizione carceraria, che vive il paradosso di carceri sovraffollate: a fronte di una capienza di 44 mila posti, sono ben 67 mila i detenuti. Per non parlare poi dei ritardi accumulati dai tribunali, che porta anche ad una sorta di amnistia di classe e clandestina, per la quale solo i ricchi possono agire tecnicamente al fine di arrivare alla prescrizione".
Per il consigliere Vittorio Prinzi (Idv), "è necessaria una battaglia di civiltà in un Paese che ha affermato per primo diritti importanti attraverso la Carta costituzionale. Un Paese nel quale le pene devono essere certe e congrue e dove c'è bisogno di maggiore sensibilità su questi temi da parte dei parlamentari".
Da parte sua, il capogruppo Aurelio Pace (Gruppo misto) ha affermato "che uno Stato misura la propria civiltà in base al grado in cui riesce a proteggere gli ultimi, che sono anche poliziotti penitenziari, detenuti ed educatori. Credo che il tema delle carceri vada affrontato seriamente, anche attraverso progetti mirati. In tal senso, è stato positivo lo spettacolo teatrale organizzato l'anno scorso in carcere".
bas 08